“Non si può fare cultura senza una buona base economica”, scriveva Voltaire nel Settecento, e se fosse ancora vivo lo scriverebbe di nuovo oggi. A oltre due secoli di distanza, in una realtà ormai digitale, niente è cambiato da questo punto di vista per chi ha deciso di fare lo scrittore. Una ricerca della Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FIUS), fatta a marzo 2016 e curata dal ricercatore e communication manager Giovanni Prattichizzo, ha mostrato come gli scrittori siano sempre più poveri. Il 96,5% degli oltre 1000 intervistati ha dichiarato di non riuscire a mantenersi con i soli guadagni della scrittura. Il 37,8% svolge l’attività di scrittore a tempo pieno, ma senza grandi ricavi, mentre il restante 62,2% è costretto a fare un altro lavoro.
Si tenga presente che nel nostro Paese si pubblicano in media 164 libri al giorno (anno 2015), domeniche comprese, ovvero circa 60mila titoli all’anno. Anche se fare lo scrittore non porta grandi soddisfazioni economiche, per il 97,7% degli intervistati resta comunque una professione amata, desiderata e per la quale vale la pena combattere. Come ha dichiarato Marie Sellier, presidente di SDGL (Société des Gens de Lettres), “gli scrittori hanno un riconoscimento sociale molto forte, ma i loro conti correnti sono quasi vuoti".
Quasi il 60% degli scrittori non trae nessun profitto
Il 40,2% dichiara di guadagnare qualcosa dalla scrittura di libri, mentre per il restante 59,8% non c’è nessun tipo di ricavo. Per questo motivo capita che molti autori si mettano ‘al servizio di altri autori’, abbracciando il mestiere di editor, di correttore di bozze, di traduttore o di organizzatore di eventi culturali: non è raro, infatti, vedere professionisti editoriali che arrivano a pubblicare il loro libro. E’ il caso di Alberto Rollo che è uno dei cinque finalisti del premio Strega 2017 con ‘Un’educazione milanese’. Rollo è direttore letterario per la casa editrice Feltrinelli e per lungo tempo è stato un editor.
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Quanto si guadagna
Solo una piccola percentuale di coloro che guadagnano scrivendo può economicamente stare tranquilla. Per la maggior parte il guadagno è così basso da non essere sufficiente per vivere.
- Il 57,9% ha dichiarato di guadagnare 15.000 euro l’anno
- Il 25% dai 15mila ai 28mila euro
- Il 14,5% dai 28mila ai 55mila euro
- Il restante 2,6% dai 55mila ai 75mila euro e oltre
I generi di scrittura più fruttuosi
Le maggiori soddisfazioni in termini economici arrivano da:
- La narrativa (32,8%)
- I saggi tecnici e professionali (11,9%)
- La narrativa per ragazzi (7,5%)
- La poesia (7,5%)
Cosa succede nel resto del mondo
Le percentuali italiane trovano un riscontro anche a livello mondiale. La percentuale di scrittori full-time è scesa dal 40% nel 2005 all’11% nel 2013. Il 29% di questi ha dovuto iniziare un nuovo lavoro per recuperare le risorse perse.
Che cosa è e come funziona il self publishing
Il self publishing è un’auto-pubblicazione, ossia la possibilità data dal web agli scrittori di pubblicare il proprio libro evitando l’intermediazione delle case editrici. In Italia non è ancora una pratica molto diffusa, ma tra coloro che l’hanno scelta il 55% ha pubblicato in forma cartacea e il 45% in e-book. La speranza per i self-publisher che scelgono il formato digitale è che promuovendo il loro lavoro sul web possano avere un maggior successo.
Gli scrittori e i social network
In generale, gli scrittori conoscono e utilizzano i social network. Il più diffuso è Facebook, seguito da LinkedIn e Twitter. Li usano per alimentare la loro creatività, condividere le opere e per il confronto sulla letteratura. La Rete rappresenta una vetrina per gli autori e - secondo la ricerca Fius - i social network sono utilizzati dal 77,6% per far conoscere il proprio libro, dal 75,3% per diffondere inviti a manifestazioni e reading dove parteciperà l’autore e dal 71,8% per entrare in relazione con altri scrittori e fan. Il 52,9% è consapevole che esistono social network specifici per scrittori.
In Italia la piattaforma più conosciuta è Meetale, in grado di offrire agli autori la pubblicazione gratuita delle loro storie e la vendita online. La community si autogestisce e da questo deriva il termine incubatore di scrittori: è la stessa community che supporta la crescita professionale e che permette allo scrittore di avere visibilità ed essere scovato dalle case editrici. Negli ultimi tempi la piattaforma ha subito un importante restyling ed ora offre agli scrittori spazi virtuali per lanciare contest letterari, condividere eventi oltre che pubblicare il proprio libro. Al secondo posto c’è Wattpad, social network dedicato al self- publishing che conta ormai 40 milioni di iscritti mondiali. Wattpad è frequentato per l’85% da utenti, prevalentemente donne, che si collegano attraverso dispositivi mobili, questo perché si scrive e si legge direttamente dal cellulare. Questo sito ha avuto molto successo in Gran Bretagna, Filippine e Stati Uniti. In Italia gli utenti sono già 1 milione e ogni mese si spendono circa 150 milioni di minuti nella lettura del social network. I generi che attirano maggiormente sono il fantasy e le fanfiction, un genere che consiste nel scrivere una storia i cui personaggi sono famosi.
La presenza di numerosi social network pensati per gli scrittori come vetrina e narrazione in progress delle loro storie dimostra che c’è bisogno di avere uno spazio per il confronto: sulle forme di scrittura, sulla struttura narrativa, sull’iter da seguire per ottenere la pubblicazione del proprio testo o, meglio, per entrare già in relazione con editori interessati alla pubblicazione.