M ilano - Creare prima un vero progetto organico, pluriennale, e poi scegliere, magari integrando proprio Torino e Milano. E' quanto sollecita il gruppo Feltrinelli a proposito del Salone del Libro. "Crediamo davvero che non sia una questione legata solo alla capacità di Milano di soppiantare la storia e il modello di Salone proposto da Torino negli ultimi trent'anni - scrive Feltrinelli in una nota - quanto invece di capire se a Torino o a Milano ci siano le condizioni per produrre il Salone che ha senso per l'Italia, e per questo pezzo d'Europa, nonché per un settore che ha un bisogno estremo di agire compatto per l'obiettivo principale di dare energia concreta alla promozione del libro, e dare spazio alla passione conclamata di milioni di nostri connazionali per la partecipazione ad eventi collettivi di stampo culturale". "E' innegabile - prosegue la nota - che il Salone di Torino è stato gestito in modo inadeguato, senza una pianificazione che lo facesse crescere ma nemmeno senza la cura che consentisse all'intero comparto di sentirsi parte di un progetto. Vi sono tuttavia recenti segnali incoraggianti, come l'ingresso del Governo e di investitori privati tra i soci Fondatori, la chiarezza sui bilanci e la volontà del territorio di lasciar cadere i modelli gestionali del passato affidandosi da una parte a professionisti e dall'altra conferendo un ruolo diverso ai reali protagonisti, gli editori rappresentati dall'AIE".
"Basta? Sembra di no - prosegue Feltrinelli - Sembra che Torino non abbia ancora messo sul piatto una proposta di rinnovamento chiara e coraggiosa, efficiente e diversa. Milano, dal canto suo, ha dimostrato di saper "fare le cose", con Expo e il Salone/Fuorisalone del mobile, e presenta una proposta complessiva che fa leva soprattutto su un modello di gestione piu' efficiente e un ruolo piu' chiaro per tutti gli attori in campo, organizzatori, istituzioni e operatori. Crediamo tuttavia che la questione non vada affrontata come una dimostrazione di forza di qualcuno contro qualcun altro ma con la lungimiranza di capire se esiste un progetto organico pluriennale che sappia valorizzare quanto il Paese (Milano e Torino in primis ma anche Mantova, Pordenone, Roma, etc.) ha saputo fare negli ultimi anni, integrando e non dividendo, professionalizzando e agendo come un sistema coeso e con un disegno strategico economico, politico e gestionale. Di questo abbiamo bisogno, Milano o Torino che sia! Diamo quindi il tempo al nostro Paese, a tutti gli attori che credono nella cultura, investitori, politici, lavoratori, scrittori, pubblico di innamorarsi di un progetto. Disegniamolo - conclude il gruppo editoriale - perché sia collettivo e un fattore di crescita economica del territorio, del macro territorio Torino/Milano che ha saputo già muoversi in questa direzione con Mito Musica. Prendiamoci questo tempo, daremo un segno di maturità di cui l'intero settore potrà beneficiare, a lungo termine". (AGI)