R oma - "Il cinema ha bisogno di una grande pubblicità, ne ha bisogno sempre, e gli Oscar lo è. L'Oscar fa piacere a chi lo riceve, certamente. A me ha fatto piacere. Se me lo danno, lo riprendo". Con questo spirito Ennio Morricone si è presentato alla notte più attesa del cinema mondiale da superfavorito alla vittoria del suo secondo Oscar (quotato 1.17 contro John Williams di 'Star Wars: il risveglio della Forza' bancato a 4.50, mentre Carter Burwell per 'Carol' a 15 e Thomas Neuman per 'Il ponte delle spie' a 20), il primo ottenuto sul campo dopo quello del 2007 alla carriera, per le musiche di 'The Hateful Eight'. Un percorso professionale lunghissimo, quello di Morricone.
"Ho fatto adattamenti per la rivista, per il teatro, per la radio, la tv - ha spiegato il Maestro, che sabato ha visto la sua stella comparire sul Walk of Fame di Hollywood Boulevard -. L'esperienza è molto importante: lavorare, lavorare e lavorare. Scrivere e capire se la gente ha capito quello che io ho scritto, perchè io ho avuto la pretesa di essere un pò più su della norma. Ma non per presunzione ma perchè ho fatto studi seri, veri, di composizione e fare gli arrangiamenti di musica leggera era un po' di declassamento leggero. Cercavo di fare il meglio possibile. Avere il senso di quello che il pubblico può capire, non rinunciare mai a una scrittura interessante, importante".
'Il federale' di Luciano Salce con Ugo Tognazzi è stato il primo per il quale ha fatto la colonna sonora. Poi è arrivato Sergio Leone e gli 'spaghetti western'. "Lui è venuto a casa mia a chiedermi di far musica per il suo primo film. Ho scritto cercando una musica che non fosse per un film americano, soprattutto adoperando suoni e rumori che non si adoperavano allora: la frusta, il fischio". L'idea dei rumori "non è proprio mia - ha spiegato Morricone - già circolava e l'ho inserita in un pezzo. La musica 'concreta' - come si chiamava allora - esisteva, era nata in Francia durante la Seconda guerra mondiale". Per fare una colonna sonora appropriata serviva conoscere il film, e il racconto di Sergio Leone "era importantissimo, raccontava il film, la storia, le inquadrature, tanti particolari. Il problema vero è la cultura musicale del regista".
Una chiave del successo? "Cerco di proporre al regista quello che penso io, qualche volta non è d'accordo, non è così facile. E soprattutto non è facile, perchè la musica arriva all'ultimo momento, spesse volte. è veramente un mestieraccio, piacevole ma duro...", ha detto il compositore romano che si è sempre sentito parte di questa ciottà: "Non ho voluto abitare in America, mi avevano offerto gratuitamente la casa a Los Angeles, sono romano e voglio stare a Roma, ma non è che penso che vado all'estero e porto l'Italia, anche se io mi sento italiano. Non ci penso proprio ad essere orgoglioso...". (AGI) .