R oma - Alla cerimonia di commemorazione di Ettore Scola alla Casa del Cinema di Roma, l'addio laico voluto dai parenti al grande regista scomparso martedì scorso, sale sul palco Pif e regala il momento più intenso e 'alla Scola' leggendo una lettera indirizzata al regista. "Caro signor Scola, l'ultima volta che ci siamo visti eravamo d'accordo che ci saremmo andati a mangiare una cacio e pepe - dice Pif -. Ora... se non voleva venire, poteva invitarsi un semplice mal di testa. Addirittura morire... mi sembra un tantino eccessivo".
Il giovane attore e regista siciliano, protagonista del documentario delle figlie di Scola, Silvia e Paola, 'Ridendo e scherzando', in sala a febbraio e già presentato alla Festa del Cinema di Roma alla presenza del padre, diverte e commuove con le sue parole, dimostrando il talento che gli riconosceva lo stesso Scola. Per volontà della famiglia, non ci dovevano essere lacrime, anzi bisognava far ridere. Pif parla di "incubo di far ridere", ma riesce meglio di chiunque altro a salutare l'autore (come regista o come sceneggiatore) di tantissime commedie memorabili. "Non può sedurre e abbandonare una persona in questo modo - dice Pif - non può entrare nella mia vita così tardi e andarsene così presto. Non è modo e la prego di non contraddirmi. Mi verrebbe da dire che andarsene così, senza preavviso, è un pò da stronzi - prosegue la 'lettera a Scola' - ma non lo farò perchè, conoscendola, lo prenderebbe come complimento. Anzi mi direbbe: 'leva anche il pò' e riderebbe. E io questa soddisfazione non gliela voglio dare". Pif continua a leggere e quasi la presenza di Ettore Scola si avverte nel pubblico. "Una promessa gliela voglio fare - dice l'attore siciliano -. Durante i nostri incontri usciva spesso il concetto di quanto fosse importante essere cazzari nella vita. Io vorrei promettere solennemente qui, davanti a tutti, che io cercherò di mantenere alto lo spirito di noi cazzari, in tutto e per tutto. Così un giorno ci rivedremo e mi dirà se sono stato un degno cazzaro e ci mangeremo questa maledetta/benedetta cacio e pepe". (AGI)
(22 gennaio 2016)