"Vi racconto tutta la verità sullo stop a Divo Nerone opera rock"
Cristian Casella, impresario del musical al Palatino (bloccato dopo una manciata di rappresentazioni) vuota il sacco

Divo Nerone
Il musical “Divo Nerone – Opera Rock” “è rimasto stritolato nel braccio di ferro tra chi sostiene che le aree archeologiche e i monumenti debbano essere vissuti e valorizzati e chi pensa che debbano essere preservati”. E a questo si è aggiunta una forte “inerzia burocratica che ha rallentato le pratiche per i permessi”. Sono questi, secondo Cristian Casella, produttore insieme a Jacopo Capanna del musical, i motivi reali che hanno portato alla sospensione dello show dopo una decina di giorni dalla sua prima messa in scena avvenuta lo scorso 7 giugno.

Non sono i decibel, i rischi per la sicurezza, il costo troppo alto dei biglietti, come è stato osservato nelle ultime settimane: le cause sono da ricercare altrove. “Il nemico vero del progetto è l'incertezza causata dalle inefficienze burocratiche e dalla polemica mediatica che ha condizionato pubblico e operatori”. Le stesse polemiche – prosegue Casella - sono state in parte alimentate dal dibattito in corso sulla fruizione dei beni culturali. “E non è un caso se le prime critiche sono arrivate solo dopo che l’immenso palco da 36 metri di altezza ha fatto la sua comparsa sul colle Palatino, nel complesso dei fori imperiali. Quando quello che è stato definito un ecomostro è diventato più che mai visibile.
“Il palco non doveva sorgere li e non doveva essere cosi grande”
“Non c’era solo l’area del Palatino nella rosa delle location in cui allestire lo spettacolo: avevamo proposto anche le Terme di Caracalla. L’ok alla Vigna Barberini arrivò nel 2015 dalla Soprintendenza speciale per il Colosseo e il Palatino – ora Soprintendenza speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio – che confermò l'interesse a ospitare il musical in uno dei luoghi della vita di Nerone. Dopo diversi sopralluoghi il soprintendente Francesco Prosperetti indicò Vigna Barberini come quello più idoneo”. Allora, l’area non era altro che un campo incolto. “Effettuammo sopralluoghi con gli archeologi della Soprintenedenza che insieme all’Ecole francaise condussero un’analisi di tipo storico molto meticolosa e durata diversi mesi. Poi sono arrivare le analisi geologiche dell'area con ispezioni a 20 metri di profondità. Sulla base dei nostri calcoli il progetto si dimostrò sostenibile”.

Quanto ai materiali “ne abbiamo usati di estremamente innovativi, più leggeri e ad altissima tenuta. La stessa struttura poggia due grandi vasche laterali poste per compensare il peso del palco non sulle rovine, come hanno scritto”.
Ma perché così grande? “Di certo non per megalomania, ma perché il progetto elaborato da Dante Ferretti approvato dal ministro Franceschini – che si era detto entusiasta - riproponeva gli ambienti della Domus Aurea che in antichità si estendeva fino al Palatino. Per realizzarlo Ferretti ha collaborato con il dipartimento del Cnr Itabc specializzato in ricostruzioni storiche di set e ambienti virtuali.

“Il musical in scena senza le licenze comunali”
L’agibilità: Il 18 giugno dopo appena 11 giorni dalla prima rappresentazione il musical viene stoppato. Il motivo? Non è in regola con i decibel ammessi in quell'area che è sito archeologico di classe 1. “L’area ci fu assegnata nel luglio 2016. Il 23 marzo abbiamo avviato l'iter autorizzativo per la richiesta della concessione del comune e il 14 aprile abbiamo presentato l'istanza al dipartimento di tutela ambientale del comune per ottenere i permessi e la deroga. Per ottenerla ci vogliono massimo 30 giorni. Salvo altri 15 giorni per il parere tecnico dell'Arpa Lazio http://www.arpalazio.gov.it/. Non abbiamo ricevuto alcuna notizia fino al 31 maggio.
Il primo giugno, scaduti i 45 giorni, abbiamo sollecitato la risposta. Nel frattempo attraverso una serie di indagini abbiamo scoperto che sono intercorse sollecitazioni da parte dell’Ufficio cultura del comune a quello della tutela ambientale per il rilascio dei permessi. L'ufficio cultura che si interfacciava con la produzione, ha convocato un sopralluogo tecnico da cui emergono criticità per cosi dire secondarie che tuttavia provvediamo a sanare. C’è il via libera per l’agibilità.

Il 6 giugno, a nostra insaputa, è stata disposta una bonifica da parte della Questura vista la presenza di 3000 persone nell'area che comprendeva anche personalità importanti. La bonifica è iniziata alle 18 e finita alle 20 passate, questo ha ritardato l'ingresso del pubblico. E le nostre pecche organizzative non ci ha permesso di smaltire in modo celere le persone.
L'inquinamento acustico? Una grossa grana
Dal 7 giugno in poi è iniziata la regolare attività di messa in scena fino al 18 giugno. Perché lo stop? Il 19 giugno è stato notificato un provvedimento della polizia per l'immediata sospensione dello spettacolo e delle vendite dei biglietti attraverso tutti i canali, fino a quando l'ufficio tutela non avrebbe inviato la deroga per l'impatto acustico. “Abbiamo cercato di capirne le cause: l'inerzia dell'ufficio tutela e ambiente è stato determinate per quanto riguarda il provvedimento. Quando abbiamo iniziato a interloquire con i funzionari ci è stato detto che la nostra istanza doveva necessariamente rientrare come evento dell'estate romana, non poteva essere valutato singolarmente. Condizionando il rilascio del permesso a tutto ciò che era già stato disposto in deroga per tutti gli eventi dell'estate romana.
Non solo: “La polizia locale mi ha notificato un atto per schiamazzi notturni nato da una querela da parte delle suore della Confraternita di Gerusalemme che erano già state allontanate da Trinità dei Monti e che erano state poi trasferite al convento di San Sebastiano. Le stesse suore hanno poi inviato una lettera anche a esponenti del comune a Lazio Innova e ad altri soggetti coinvolti”. La denuncia “ci ha sorpreso”, ha spiegato Casella. “Il convento di San Sebastiano è abitato dalle suore della Fraternità Monastica di Gerusalemme solo dal novembre 2016, ma noi siamo venuti a conoscenza della cosa a febbraio 2017. E appena abbiamo capito che poteva disturbare abbiamo parlato con i possibili ‘disturbati’ che ci avevano assicurato che non era un problema, abbiamo anche email e accordi scritti”.
Grazie all'interessamento dell'ufficio cultura, il 30 giugno “Divo Nerone” ottiene l'autorizzazione ma ad alcune condizioni:
- Lo spettacolo deve terminare entro le 22.30.
- Non è possibile superare i 70 decibel e tutti gli spettacoli devono essere monitorarti costantemente
- E’ obbligatorio allestire un dispositivo tecnico – il limiter – in grado di riportare i decibel nella norma nel caso di superamento del limite
I danni e il futuro del musical
In pratica dal 1 luglio “Divo Nerone – Opera Rock” sarebbe potuto tornare in scena. Ma cosa glielo impedisce? Per terminare lo spettacolo alle 22.30 dobbiamo rivedere tutto l'impianto dello show, dalle luce, al copione, alle coreografie, ai suoni. E non è possibile anticipare l’orario di inizio per via della luce: tutta la prima parte comprende un lavoro multimediale che non è visibile prima del crepuscolo”. La nuova data utile per tornare a infiammare Roma è il 7 agosto, ma – spiega Casella – è ancora presto per dirlo con certezza. Di sicuro gli stop e la stampa hanno prodotto un effetto “devastante” sul musical: “La produzione aveva un piano molto allineato a un business plan che si alimenta anche delle vendite dei biglietti. Vendite che sono state del tutto sospese. Anche le prenotazioni da parte dei tour operator sono state cancellate del tutto. Il danno è stato enorme”.
“Lazio Innova ha investito 1 milione mezzo di euro di soldi pubblici”
Lazio Innova “non è un finanziatore ma uno dei soci attraverso un fondo di venture capital e l’investimento è pari a 700mila euro”, dichiara Casella. Ma quanto è costato fino ad oggi?
“L'investimento è stato di 5 milioni di euro per il primo anno. Nei successivi anni sarà sicuramente minore”. Oltre ai 700mila euro di Lazio Innova, si contano altri 350mila da parte di investitori privati, mentre il restante è rappresentato soprattutto dalle società dei due produttori, Cristian Casella e Jacopo Capanna. Quanto alla concessione, i produttori pagano 250mila euro per i 4 mesi di messe in scena previste. Più il 3% degli incassi. Soldi che vanno alla Soprintendenza.
“Gli attori e i ballerini non vengono pagati da mesi”
Attori e ballerini sono stati pagati fino al mese di aprile. Ed è “un miracolo che non sia stato pagato dolo l'ultimo stipendio dei collaboratori”, sottolinea Casella. “Purtroppo non avevamo la disponibilità per pagare maggio”. “E’ vero che ci sono arrivare delle lettere da parte dell’avvocato Massaro per il pagamento degli stipendi di maggio, ma non è vero che si tratta di 50 collaboratori. Sono molti meno”. Finora –assicura il produttore – nessun attore è andato via, mentre 5 ballerini si sono dimessi. “Ho l’impressione che tutti confermeranno la loro presenza dopo che avremo reso effettiva la ripartenza”.