Al via i test Invalsi. Cosa sono e perché vengono boicottati
Introdotti 10 anni fa, i 'quiz' fanno ancora discutere. Dagli scioperi alle novità, tutto quello che c'è da sapere sull'esame più contestato

Introdotti quasi dieci anni fa, i test Invalsi resistono al tempo e ai puntuali boicottaggi da parte di Cobas, docenti e genitori che di sottoporre i propri figli alla valutazione del famigerato 'esame a crocette' proprio non ne vogliono sapere. Sono oltre un milione e 650mila gli studenti di scuola elementare e superiore coinvolti quest'anno, mentre gli osservatori esterni inviati nelle scuole saranno 1.950. Si comincia oggi (3 maggio) con la prima prova di italiano per gli alunni di seconda e quinta elementare. Nella stessa giornata incrociano le braccia personale Ata e docenti che aderiscono allo sciopero proclamato dai sindacati autonomi Cobas, Unicobas e Usb contro la 'scuola a quiz'.
Come funzionano i test Invalsi e perché suscitano polemiche
Introdotto con la legge n. 176 del 25 ottobre 2007, il test Invalsi (o Prova Nazionale) è una prova scritta che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento in italiano e matematica degli studenti, in modo da formulare i dati generali sull'efficienza del sistema formativo italiano e indicarne le eventuali criticità. In quest'ottica, ogni quesito è legato a un particolare obiettivo.
Le prove, che sono le stesse per tutti gli studenti italiani, consistono in domande chiuse, risposte a scelta multipla e domande aperte, nonché da esercizi di matematica e linguistici. Gli alunni hanno a disposizione dai 45 ai 90 minuti per svolgere il test.
Il calendario delle prove (e degli scioperi)
- Mercoledì 3 maggio, il test Invalsi prende il via con i bambini di seconda elementare chiamati a svolgere test di lettura a tempo, e con gli alunni di dieci anni, che partendo sempre da una lettura a tempo saranno valutati per la loro capacità di comprensione del testo e per le loro conoscenze grammaticali.
- Due giorni dopo, il 5 maggio, è la volta delle valutazioni di matematica sempre per gli studenti delle “elementari”: trenta quesiti che riguardano numeri, relazioni, funzioni, spazio e figure, dati e previsioni.
- Il 9 maggio tocca, invece, ai ragazzi delle superiori
- Mentre il 15 giugno è la volta degli studenti di terza media che si cimenteranno con l’Invalsi per l'ultima volta come prova d'esame
Oltre a quello del 3 maggio, un secondo sciopero è previsto per il 9 maggio, ma la Commissione di Garanzia Sciopero sembrerebbe intenzionata a bloccarlo perché troppo ravvicinato a un’altra astensione dal lavoro organizzata da sindacato Fsi-Usae nel pubblico impiego il prossimo 12 maggio. La decisione definitiva arriverà nella giornata di mercoledì, ma intanto i sindacati sono insorti definendo questa "ingerenza ingiusta e dicriminatoria":
"Attenderemo la risposta e poi prenderemo le nostre decisioni", hanno dichiarato spiegando che "abbiamo inviato il 28 aprile una nota di protesta alla Commissione in cui chiediamo urgentemente la revoca del divieto. In essa sottolineiamo quanto sia ingiusta e discriminatoria l'imposizione, perché ripetutamente la Commissione non ha applicato la 'rarefazione' ( cioè una settimana di intervallo tra uno sciopero e l'altro) nel caso di sovrapposizioni tra scioperi generali e di categoria".

Tutte le critiche mosse al 'quizzone'
Sindacati, associazioni di insegnanti, genitori e studenti sono concordi su un punto: una valutazione di questo tipo, in cui si chiede agli studenti di sottoporsi a quiz a risposta multipla è incompleta e inefficace. In particolare, così pensati, gli Invalsi non sarebbero in grado di valutare competenze e apprendimenti al di là delle capacità puramente mnemoniche. E lo studio volto al superamento di tali quiz sarebbe qualitativamente inferiore, di tipo nozionistico e non sarebbe aiuterebbe gli studienti a sviluppare un pensiero analitico e critico. Non solo: secondo il sindacato Cobas, la modalità di “somministrazione” delle prove e “schedatura” degli alunni, corrisponda a un’idea di scuola aziendalizzata.
Ma gli Invalsi sono obbligatori?
Sull'obbligatorietà dei test c'è ancora confusione. Associazioni studentesche e sindacati assicurano che l’unica prova obbligatoria è quella dell’esame di terza media, prevista dalla legge 176/07 all’interno dell’esame di stato. Per tutte le altre classi non esiste alcuna norma che preveda l’obbligatorietà della somministrazione delle prove Invalsi. Nonostante il MIUR abbia emanato una circolare nel 2009 e una nota nel 2010 in cui sostiene che "la valutazione riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti delle predette classi delle istituzioni scolastiche, statali e paritarie". Ma le circolari e le Note ministeriali "non sono fonti del diritto - sostengono i sindacati - interpretano la legge e possono prevedere modalità applicative, ma non sono vincolanti, né tantomeno possono far sorgere diritti o obblighi"
Dalla prova obbligatoria ai test di inglese, le novità del prossimo anno
Nonostante le pesanti critiche, il test Invalsi non va in soffitta. E si rinnova. Dal prossimo anno, spiega il Corriere della Sera, entreranno in vigore le novità introdotte dai decreti attuativi della legge 107: i test saranno computerizzati; in terza media il test non farà più parte dell'esame di licenza e non inciderà sul voto finale. Sarà, inoltre, anticipato al mese di aprile. Oltre alla prova di italiano e di matematica, i ragazzi verranno valutati anche in base alla loro conoscenza dell'inglese.
Dal 2018/19, poi, per quanto riguarda le superiori, i test verranno estesi anche alle quinte: gli studenti verranno sottoposti a quiz in inglese, italiano, matematica e gli esiti saranno riportati all’esame di Maturità. La partecipazione alle prove, sia alle medie che alle superiori, sarà obbligatoria, pena la non ammissione agli esami conclusivi.