Il governo Gentiloni avrebbe preso una decisione definitiva sul passaggio delle 'grandi navi' a Venezia, tanto discussa negli ultimi anni e contestata dalla popolazione lagunare che il 18 giugno scorso ha votato in massa contro i mega traghetti (leggi l'articolo sul Sole 24 Ore). E’ il sindaco Luigi Brugnaro a rivelare il prossimo progetto del governo. La notizia riguarda i due ‘accosti’ previsti e ipotizzati a Porto Marghera dal 2019. “Posso annunciare che prima dell'estate il Governo annuncerà la soluzione per il problema delle grandi navi e penso e auspico che il progetto alternativo scelto sarà quello dello scavo del canale Vittorio Emanuele, aumentandone la profondità con la rimozione dei fanghi per il passaggio delle grandi navi. Ma in contemporanea si attrezzerà anche un primo terminal crocieristico a Marghera, per le navi superiori alle 96 mila tonnellate di stazza, che ora non possono entrare in laguna. Sono previsti entro il 2019 due accosti sul canale Nord nelle banchine adiacenti alla Fincantieri. Una terza nave da crociera potrà attraccare a Marghera entro il 2021 in adiacenza al canale Brentelle. In un momento successivo sarà realizzato anche il "dente" già previsto dal progetto dell'architetto Roberto D'Agostino”.
Della vicenda ha scritto il quotidiano La Nuova Venezia (leggi qui l’articolo integrale). Ha dichiarato ancora Brugnaro: “Il canale Vittorio Emanuele dunque, resta sullo sfondo - in attesa di valutarne la reale fattibilità tecnica - ma intanto già tra due anni circa il 40% del traffico crocieristico attuale dovrebbe spostarsi su Marghera, lasciando intravedere questo come il vero terminal crocieristico del futuro, mantenendo la Marittima in prospettiva per le navi da crociera più piccole, fino a 40 mila tonnellate e per gli yacht”.
Veneziani pronti a rinunciare all'indotto
Dovrebbe essere dunque questa la soluzione alla vicenda. Anche perché. Pur di proteggere la laguna e la loro città dai danni del turismo di massa, i veneziani erano e restano sono pronti a uscire dall'indotto delle crociere. A maggior ragione se il ritorno economico non è poi così alto. Gli abitanti della Serenissima - e non solo – lo hanno detto a gran voce nel referendum consultivo organizzato domenica 18 giugno dal "Comitato No Grandi Navi" insieme ad altre associazioni ambientaliste. Dalle urne dei gazebo il messaggio è stato chiaro: il 98,7% dei votanti non vuole le grandi navi nella città lagunare. In totale, 25mila persone hanno risposto al quesito: "Vuoi che le grandi navi da crociera restino fuori dalla laguna di Venezia e non vengano effettuati nuovi scavi all’interno della laguna?"
Passaggio vietato da cinque anni
In teoria il passaggio dei giganti dei mari era vietato dal decreto Clini-Passera di cinque anni fa, decreto che proibiva, appunto, l'ingresso nell'area alle navi di stazza superiore alle 40mila tonnellate (sospendendolo però in attesa di verificare altre possibilità di navigazione). Ma da allora, nella Serenissima, poco è cambiato: le grandi navi da crociera – ha scritto anche Il Fatto Quotidiano - "continuano a entrare dalla Bocca del Lido, a passare davanti a San Marco, a imboccare il Canale della Giudecca e a raggiungere lo scalo di Marittima, attraccando in città". A solcare le acque lagunari ogni anno, sono 600 "bestioni lunghi 300 metri, larghi 40 metri e alti 60 metri", spiega Luciano Mazzolin, tra i leader della protesta. E questo in una città dove "il piano regolatore vieta di costruire edifici più alti di quattro piani. E' come muovere avanti e indietro per i canali un palazzo di 7-8 piani, che sposta milioni di metri cubi d’acqua, causando erosioni alle rive e alle fondamenta delle case. Inoltre, le eliche muovono i sedimenti della Laguna. Per non parlare dei fumi che inquinano l’aria”.
Questo il giro d'affari in ballo
Degli almeno dieci milioni di turisti che ogni anno "invadono" Venezia, un 10-15% arriverebbe dalle mega-navi. Tuttavia, il trend è in netto calo, secondo l'ultimo Italian Cruise Watch 2016 presentato lo scorso settembre leggi qui. Lo studio piazza la Serenissima al quarto posto tra i maggiori porti italiani con 1,6 milioni di passeggeri movimentati a fine anno. Il rapporto prevede, inoltre, un ulteriore calo nel 2017, quando Venezia registrerà il traffico più basso degli ultimi 9 anni. Un crollo confermato anche da Galliano di Marco, direttore generale di Venezia Terminal Passeggeri, ex braccio operativo dell’Autorità Portuale locale, che gestisce dieci terminal multifunzionali, un deposito per provviste di bordo, sei parcheggi e sette banchine nelle aree di Marittima, San Basilio e Riva dei Sette Martiri. Per approfondire leggi qui
"Nel 2013 il traffico era arrivato a 1,8 milioni passeggeri, nel 2016 chiuderà a 1,5 milioni e nel 2017 scenderà a 1,4 milioni. Abbiamo perso 400mila passeggeri, pari a circa 4,5 milioni di fatturato", aveva spiegato Di Marco qualche mese dopo la sua investitura avvenuta la scorsa estate. Per il direttore di VTP il motivo è legato al fatto che "non è calato il numero di navi in ingresso ma la dimensione, posta dalla soglia a 96mila tonnellate. Il che in termini di passeggeri fa una grande differenza: i passeggeri passano da 4mila a 2mila per ogni nave".
Gli ambientalisti: "Ritorno economico trascurabile"
Ma quanto incidono i croceristi sull'economia turistica veneziana? Poco secondo uno studio dell'Università Ca'Foscari del 2013 (quando il numero degli sbarchi era nettamente più alto), impugnato dalle associazioni contrarie alle Grandi Navi per l'analisi costo benefici. "Parliamo di numeri bassi", spiega all'Agi Marta Canino, leader del "Comitato No Grandi Navi" e convinta ambientalista. "I turisti che scendono dalle navi sono pochissimi: meno del 20%, e quelli che lo fanno devono pagare una tassa per restare a Venezia solo poche ore e consumare i pasti sempre negli stessi circuiti. E' un'economia chiusa e verticale, non è un indotto. Per non parlare dell'occupazione che è fortemente precarizzata". Calcolatrice alla mano, il ricavo - secondo lo studio - sarebbe inferiore ai 290 milioni di euro, circa il 2% del Pil di Venezia.
Non solo: "Gran parte dei ricavi - sottolinea il rapporto - sono concentrati in poche categorie economiche che includono operatori turistici nazionali e internazionali di grandi dimensioni, mentre i costi sono sopportati da tutti i residenti nel centro storico. Coloro che percepiscono i ricavi non si fanno carico dei costi relativi alle esternalità negative generate dalle loro attività, mentre i residenti nel centro storico li subiscono involontariamente".
Ora, se davvero il Governo sceglierà Porto Marghera come nuovo terminal di attracco delle grandi navi da crociera, prevedendo già dal 2019 due banchine provvisorie nel canale industriale Nord, nell'area che fa riferimento alla Fincantieri, i veneziani potrebbero salvare tutto, business (anche se probabilmente in misura ancora ridotta rispetto a oggi) delle Grandi Navi e... panorama in laguna. Si attende la conferma del governo.