Scala: trionfa Barenboim e l'amore del Fidelio. Scontri in piazza
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Scala: trionfa Barenboim e l'amore del Fidelio. Scontri in piazza

Scala: trionfa Barenboim e l'amore del Fidelio. Scontri in piazza

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(AGI) - Milano, 7 dic. - Giochi di luce soffusa, poi taglientecome una lama. Buio squarciato solo dal fuoco delle torce. Fumoche vela i personaggi, e infine la luce del sole. E anche la'neve' che cade nei sotterranei, nel momento in cui trionfa lagiustizia. E' un Fidelio di suggestioni e chiaroscuri quelloche ha debuttato, con successo, questa sera al Teatro allaScala di Milano, per la Prima della stagione. L'Opera di Ludwig van Beethoven diretta magistralmente daDaniel Barenboim, alla fine visibilmente commosso, firmatadalla regista britannica Deborah Warner, gia' nota alPiermarini per Death in Venice di Britten, ha conquistato ilpubblico, che ha fatto sentire il proprio coinvolgimento con 12minuti applausi. Fiori e complimenti sono piovuti dal loggioneal termine dell'opera. Peccato che a "rovinare festa" ci sianostate manifestazioni in piazza Scala sfociate in scontri con leforze dell'ordine. Nel palco Reale, stavolta un po' sguarnito per l'assenzadel presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e per quelladel premier Renzi, sedeva il presidente del Senato PietroGrasso e consorte, il ministro per i beni culturali DarioFranceschini , il sindaco di Milano Giuliano Pisapia con CinziaSasso, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni,il prefetto Francesco Paolo Tronca. In platea anche ildirettore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde,invitata dalla Bocconi e accompagnata da Mario Monti. Daniel Barenboim, che stasera indossa per l'ultima voltal'abito del direttore musicale e conclude un percorso scaligerodi 9 anni (anche se il suo primo concerto alla Scala e' del1970), ha scelto di aprire l'opera con con l'Inno di Mameli,una decisione non scontata, in quanto l'inno e' previsto soloin presenza del Capo dello Stato. Per il maestro argentinoapplausi sonori prima ancora che iniziasse ad 'agitare' labacchetta e continui "bravo, bravissimo". Tanto che hascherzato con la platea rispondendo; "speriamo". La storia d'amore e la forza e il coraggio di Leonore chesfida tutto e tutti pur di liberare il marito imprigionatoingiustamente, hanno appassionato il pubblico che non e'sembrato per nulla deluso dalla scenografia moderna,contemporanea, rappresentativa dei nostri tempi, come sitemeva. Nel cast, capitanato con successo da una straordinariaAnja Kampe (Leonore) e Klaus Florian Vogt (Florestan), si sonofatti notare anche Falk Struckmann (Don Pizarro), KwangchoulYoun (Rocco), Peter Mattei (Don Fernando), Mojca Erdmann(Marzelline) e Florian Hoffmann (Jaquino). Per tutti commenti positivi. Scenografia contemporanea,realistica, dicevamo, ma non povera o minimal dark. Sicuramentel'atmosfera e' cupa, visto che l'opera si svolge in uncarcere/spazio industriale, ma il lavoro fatto nei laboratoridell'Ansaldo e' imponente. I personaggi sono detenuti e guardiecarcerarie, e vestono, come spiego' il sovrintendente Pereira,abiti adatti al luogo, divise grigie, oppure delle tute un po'scucite e sporche. Leonore/Fidelio ha una tuta sdrucita dijeans e non si rinuncia neanche a un bacio saffico conMarzelline. Aveva ragione la regista Warner a dire che Fidelio si muovecon i tempi e deve riflettere la contemporaneita'. Per lei "lospettacolo deve essere vero come un dramma Shakespeariano eintenso come un quadro di Goya per catturare orecchio e occhioinsieme". Operazione riuscita a sentire gli applausi delpubblico del teatro alla Scala. Lei, Deborah Warner quasi selo aspettava, ammette al termine dell'opera: "sapevo che ilcast era fantastico. Non sono solo grandi artisti, ma artistieccezionali". Anche se un tale trionfo al Piermarini "fatremare le ginocchia" come confessa la cantante Anja Kampe. Quella che e' andata in scena alla Scala e' stata inmassima parte l'ultima del 1814 con i dialoghi di Treitschke,ma con uno sguardo rivolto alle versioni precedenti sia nellascelta dell'Ouverture sia nella collocazione dei primi duebrani, che seguira' l'edizione del 1806, di cui Beethoven eraevidentemente soddisfatto se ne fece stampare nel 1810 laversione per canto e pianoforte. Lo sguardo di Daniel Barenboime Deborah Warner verso la versione del 1806 (che Beethovenvolle intitolare "Leonore, o il trionfo dell'amor coniugale")nasce pero' soprattutto dalla volonta' di approfondirel'aspetto umano e affettivo del dramma. (AGI).
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