Roma - Resta in carcere Stefano Ricucci. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Roma confermando l'ordinanza di custodia cautelare del gip Gaspare Sturzo, impugnata dalla difesa dell'immobiliarista. A sollecitare il mantenimento del provvedimento restrittivo e' stato il pm Giuseppe Cascini che contesta a Ricucci il reato di utilizzo ed emissione di false fatture per operazioni inesistenti per un importo di 1,3 milioni di euro.
Per il tribunale del riesame, sussistono i gravi indizi di colpevolezza a carico di Ricucci in ordine alla falsita' delle fatture "e cio' gia' per il semplice fatto che i documenti fiscali in contestazione hanno ad oggetto prestazioni certamente mai eseguite dalla Pdc Consulting srl di Mirko Coppola (l'altro imprenditore finito in carcere per questa vicenda e in attesa che il riesame si pronunci sul suo ricorso, ndr) nei confronti della Lekythos dello stesso Ricucci". "La falsita' e' pacifica - si legge nel provvedimento di 14 pagine - per quanto riguarda le fatture del 2014 e del 2015 ma e' pacifica, a differenza di quanto dedotto dalla difesa, anche per quanto riguarda la fattura del 2016 da 305mila euro, descrivendo anch'essa una prestazione oggettivamente mai eseguita". Per il tribunale non e' credibile la tesi difensiva secondo cui tutte le fatture si riferiscono al pagamento dell'attivita' di intermediazione realmente svolta da Coppola e da Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, l'uomo che gli inquirenti hanno considerato per anni l'ex cassiere della Banda della Magliana, presentando a Ricucci il commercialista Bono di Milano in vista dell'operazione di recupero del credito d'imposta dalle procedure fallimentari riferibili ad alcune societa' del gruppo Magiste. La realta' - secondo i giudici che hanno recepito l'impostazione della Procura - e' che "la falsa fatturazione e' servita a Ricucci, oltre che per ottenere un indebito vantaggio fiscale, per procurarsi fondi neri, da destinare a fini illeciti nell'ambito della sua spregiudicata attivita' finanziaria". (AGI)