Roma - Nel gennaio di quest'anno la polizia del Cairo, sulla base di un esposto ricevuto dal capo del sindacato indipendente dei rivenditori ambulanti, esegui' "accertamenti" sull'attivita' di Giulio Regeni. Verifiche durate tre giorni e dalle quali non risulto' "alcuna attivita' di interesse per la sicurezza nazionale". E' una prima, importante ammissione degli investigatori egiziani quella emersa dal vertice di due giorni, ospitato dalla Scuola superiore di polizia, che ha riunito intorno allo stesso tavolo i magistrati della procura di Roma e il procuratore generale della Repubblica Araba d'Egitto, Nabil Ahmed Sadek, con la sua delegazione. Restano ancora tutte da chiarire le circostanze che hanno portato al sequestro, alla tortura e alla morte del giovane ricercatore italiano, abbandonato cadavere lungo la strada per Alessandria, ma secondo la prima valutazione degli ambienti giudiziari di piazzale Clodio gli inquirenti egiziani hanno fornito una documentazione "approfondita e ben fatta" che rappresenta un "salto di qualita' e di chiarezza" rispetto a quanto avvenuto nei mesi scorsi. Del resto gia' a margine del G20 in Cina Renzi e Al Sisi avevano parlato, probabilmente, anche del caso. E in Italia c'e' l'impressione che da parte del governo egiziano ci sia ora una volonta' di seria collaborazione con le nostre autorita'.
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Nel comunicato congiunto firmato dal procuratore generale della Repubblica araba d'Egitto, Nabeel Sadek, e dal procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, si esprime "rinnovato impegno da parte dei due uffici a proseguire nel reciproco scambio di atti e informazioni al fine di pervenire all'obiettivo comune e cioe' accertare la verita' sulla morte di Giulio Regeni". Non solo: Sadek ha espresso "la sua disponibilita' ad incontrare a breve, a Roma, i genitori di Giulio Regeni per manifestare, anche a loro, l'impegno e la volonta' di giungere alla scoperta e alla punizione dei colpevoli di un cosi' grave delitto".
Nella due giorni, non si e' discusso solo dell'indagine della polizia egiziana . I nostri investigatori hanno avuto - garantisce ancora la nota - "un'ampia, completa e approfondita relazione sull'esame del traffico delle celle che coprono l'area della zona della scomparsa e del ritrovamento" del corpo di Regeni e presso la procura egiziana "sono in corso tutti gli approfondimenti investigativi sui soggetti le cui utenze risultano presenti in ambedue le aree". E anche a piazzale Clodio il materiale ottenuto viene giudicato "ampio" e "utile" allo sviluppo delle indagini, visto che permetterebbe l'individuazione di nuovi soggetti che erano presenti nella zona in cui Giulio si trovava al momento della scomparsa, il 25 gennaio, e il giorno del ritrovamento del cadavere, il 3 febbraio. Quanto, infine, al ritrovamento dei documenti del ricercatore in casa di uno dei parenti del capo di una banda criminale, la procura generale d'Egitto ha ammesso come allo stato delle indagini vi siano solo "deboli indizi" di un collegamento tra i cinque componenti poi uccisi e il sequestro e l'uccisione di Regeni. Le indagini andranno comunque avanti "sino alla scoperta dei colpevoli senza escludere alcuna pista investigativa". (AGI)