Rai conferma: stasera in onda Riina jr, bufera su Vespa

Roma - "Le polemiche preventive nate sulla puntata di Porta a Porta in onda questa sera intorno a mezzanotte su Rai1 si sono sviluppate intorno a una trasmissione che nessun italiano ha ancora visto. Si tratta in particolare di un'intervista nella quale Bruno Vespa incalza il figlio di Toto' Riina, gia' condannato per mafia, senza fare sconti al suo rapporto di rispetto verso il padre nonostante gli atroci delitti commessi. Quello del figlio di Riina e' un punto di vista sconcertante ma che si e' ritenuto di portare a conoscenza dell'opinione pubblica perche' sintomatico di una mentalita' da "famiglia mafiosa" che e' compito della cronaca registrare". E' quanto afferma la Rai con un comunicato sulla puntata di stasera di 'Porta a porta', in risposta alla bufera sull'ospite che siederà stasera nel salotto di Bruno Vespa. "Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento - ha detto in una nota la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi - Ma se questa sera andra' in onda l'intervista al figlio di Toto' Riina, avremo la conferma che "Porta a Porta" si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiedero' all'Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai". Lo afferma che questa sera andra' in onda su "Porta a Porta".
Dagli uffici della Rai spiegano che "per commentare in maniera adeguata le parole del figlio di Riina l'intervista sara' seguita da un dibattito a cui parteciperanno il figlio di Rosario Schifani, agente di scorta di Giovanni Falcone morto nell'attentato di Capaci del maggio del '92, il giornalista del Corriere della sera Felice Cavallaro, esperto di vicende di mafia, l'avvocato Luigi Li Gotti, storico avvocato di celebri pentiti, e Dario Riccobono, presidente dell'associazione Addiopizzo". Inoltre, "per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina", 'Porta a Porta' ospitera' domani sera una puntata "dedicata - spiega la Rai - alla lotta contro la criminalita' e a chi alle battaglie contro le mafie ha dedicato la propria esistenza anche a costo della vita. Tra gli altri saranno ospiti il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il presidente dell'Autorita' anticorruzione Raffaele Cantone".
Per Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato "l'intervista al figlio di Toto' Riina e' senz'altro inopportuna. Ma lo e' almeno quanto le ripetute comparsate della nota star Massimo Ciancimino, prematuramente elevato al rango di icona antimafia. Consiglio a tutti di non perdere il senso delle dimensioni e di non usare verso Vespa un metro di giudizio diverso da quello usato in analoghe, ripetute circostanze".
Sul caso ha detto la sua anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso dalla mafia nel '92 che ha usato parole dure su Facebook: "Avrei preferito non dovere scrivere queste righe, avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparira' questa sera nel corso di una trasmissione della Rai, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, come dichiarera' lui, "per difendere la dignita' della sua famiglia". Di quale dignita' si tratti ce lo spieghera' raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del '92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".
"Non ci raccontera' forse - prosegue Borsellino nel suo lungo post- le esclamazioni di gioia di quello stesso padre che descrivera', come da copione, come un padre affettuoso, ma quelle possiamo immaginarle dalle espressioni usate da quello stesso padre quando, nelle intercettazioni nel carcere di Opera, progettava di far fare la "fine del tonno, del primo tonno" anche al magistrato Nino Di Matteo. Non ha voluto rispondere, Salvo Riina, alle domande su Giovanni Falcone e Palo Borsellino".
"Non me ne rammarico - sottolinea - quei nomi si sarebbero sporcati soltanto ad essere pronunciate da una bocca come la sua. In quanto al conduttore Bruno Vespa avra' il merito di fare diventare un best-seller il libro che qualcuno ha scritto per il figlio di questo criminale e che alimentera' la curiosita' morbosa di tante menti sprovvedute. Si sara' cosi' guadagnato le somme spropositate che gli vengono passate per gestire un servizio pubblico di servile ossequio ai potenti, di qualsiasi colore essi siano". "Qualcuno ha chiamato la trasmissione 'Porta a Porta', la terza Camera, dopo la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, questo significa infangare le istituzioni, infangare la nostra Costituzione, sport che sembra ormai molto praticato nel nostro paese. In quanto a noi familiari delle vittime di mafia eventi di questo tipo significano ancora una volta una riapertura delle nostre ferite, ove mai queste si fossero chiuse, ma ormai purtroppo questo, dopo 24 anni un cui non c'e' stata ancora ne Verita' ne Giustizia, e' una cosa a cui ci siamo abituati, ma mai rassegnati. La nostra resistenza continuera' fino all'ultimo giorno della nostra vita" conclude Salvatore Borsellino. (AGI)