Frontex (l'agenzia Ue che sui occupa dei confini dell'Unione europea) solleva alcune contestazioni alle Ong, che effettuano circa il 40% dei salvataggi nel Mediterraneo, nel Rapporto Risk Analysis 2017: "È chiaro che le missioni al limite e occasionalmente all’interno del limite delle 12 miglia, in acque libiche, hanno conseguenze non desiderate". E cioè che per gli scafisti è fin troppo facile stipare all’inverosimile i gommoni, e mandarli in mare addirittura senza acqua da bere, senza carburante, senza salvagente. Tanto ci sono le navi delle Ong lì pronte.
Rincara la dose il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri: "Le Ong non collaborano con noi". Perché collaborare con le polizie europee va contro la filosofia di molte organizzazioni non governative. Così accade che gli scafisti preferiscono spedire i gommoni in bocca alle navi umanitarie evitando quelle della missione militare europea Eunavfor Med. Il motivo è che queste navi, una volta salvati i migranti, affondano i barconi e i gommoni (380 imbarcazioni distrutte) e individuano gli scafisti (110 soggetti) che consegnano alla magistratura italiana. Almeno tre Procure indagano (Palermo, Catania e Trapani) sulla questione.
Procuratore aggiunto di Palermo: "Reati difficili da provare"
"Premettiamo che ci sono indagini in corso e che c'è il segreto investigativo. Ma diciamo pure, in generale, che sono fatti che è molto difficile accertare, così come ipotizzare un reato è tutt'altro che semplice". Lo spiega alla Stampa Maurizio Scalia, procuratore aggiunto di Palermo, da anni si occupa di migranti e tratta degli esseri umani. "Cosa contestare: il favoreggiamento? Ma in che modo si potrebbe configurare un reato del genere, quando c'è qualcuno da soccorrere?". "Il concorso esterno - continua Scalia - presuppone, in effetti, il rafforzamento degli intenti e delle finalità illecite delle associazioni a delinquere: ma entraimo nel fanta-giuridico, perché si dovrebbe ricollegare all'agire di chi viene chiamato a soccorrere persone in pericolo di vita".
Attivisti tedeschi: "nessuna collusione, in mare salviamo vite"
"Ci accusano di essere i taxi del mare? E' falso, Frontex distribuisce fake news". Così risponde alle accuse sulle pagine del quotidiano La Stampa Hans-Peter Bushheuer, portavoce della Ong tedesca Sea-eye che da un paio di anni con le sue imbarcazioni batte le rotte mediterranee. "Loro dicono che disturbiamo i soccorsi, noi diciamo invece che collaboriamo con il dispositivo Frontex per soccorrere vite umane. Non portiamo i migranti in Italia, li soccorriamo in mare e basta".
Per approfondire:
Aggiornamento del 24 aprile 2017 - ore 18,15: In una precedente versione di questo articolo si riportava la frase: Le navi delle organizzazioni umanitarie (...) "usate dagli scafisti come taxi". Tale frase era erroneamente attribuita alla pagina 32 del rapporto Frontex. Il lettore @elreytuqueque ci segnala che la frase non è presente nel rapporto. Abbiamo corretto e ci scusiamo con i lettori per l'imprecisione.