La sentenza d'appello al processo per l'omicidio di Yara Gambiriasio è giunta dopo oltre 15 ore di camera di consiglio. Una sentenza sofferta, dunque, che ha visto i giudici del tribunale di Brescia divisi. Il motivo del contendere, ovviamente, la perizia sul Dna chiesta dalla difesa di Massimo Bossetti e nagata dalla corte. Una scelta, seppur sofferta, che apre un'autostrada alla difesa per presentare il ricorso in Cassazione. Non a caso, infatti, uno dei legali del muratore di Mapello, l'avvocato Claudio Salvagni, ha annunciato il ricorso alla Suprema Corte, dopo il deposito delle motivazionil. "Confido nella Cassazione dove si parla di diritto e non di merito per vedere riconosciute le nostre ragioni sul Dna e rifare il processo".
Su cosa si basa il ricorso in Cassazione
La 'prova regina' dell'accusa viene contestata dalla difesa di Bossettil che confida nel terzo grado di giudizio per ristabilire la verità, ossia l'innocenza del suo assistito. Secondo l'avvocato Salvagni si parte da tre premesse, ossia che "ci sono dei protocolli internazionali sulle modalità di analisi del Dna che ci danno ragione":
- Massimo Bossetti non ha potuto difendersi
- L'esame del Dna è stato fatto senza garanzie per la difesa
- Già il Tribunale di Brescia aveva rilevato delle anomalie
DNA NUCLEARE E DNA MITOCONDRIALE
Tutta la questione gira intorno al Dna che ha condotto a Bossetti dopo una 'caccia' ipertecnologica degna della polizia scientifica dei telefilm. Una caccia che portato alla cattura del presunto colpevole. Si tratta del Dna nucleare (contiene i geni di entrambi i genitori, è unico per ogni persona e quindi è il solo che dà un’identificazione certa), la traccia biologica trovata sugli slip e sui leggins della ragazzina e attribuita a 'Ignoto 1' che aveva portato a una svolta e al fermo del presunto assassino dopo tre anni e mezzo di indagini molto faticose della Procura di Bergamo. Un successo (fanta) scientifico. Poi cosa è accaduto? Come spiega bene Mariangela Mianiti su Vanityfair, da una consulenza tecnica voluta dalla stessa accusa era emerso che il Dna nucleare combacia con quello di Bossetti, mentre quello mitocondriale, che indica la linea materna (contiene solo i geni della madre e quindi non permette di identificare con certezza un soggetto), non corrisponde. Questa anomalia, impossibile in natura, per i legali di Bossetti è la prova che il Dna sia contaminato e ci sia stato un errore nella procedura. Da qui la richiesta di un nuovo test del Dna.
IN GENETICA FORENSE: SI CERCA SOLO IL DNA NUCLEARE
Come spiega la Mianiti su Vanityfair, in genetica forense non si cerca mai il Dna mitocondriale perché, essendo trasmesso solo dalla madre ai figli, contiene solo i suoi geni e quindi non permette di identificare con certezza un soggetto. Nel Dna nucleare vi sono invece i geni di entrambi i genitori, è unico per ogni persona e quindi è il solo che dà un’identificazione certa. I due Dna, però, hanno una resistenza diversa. Quello nucleare si degrada più in fretta, quello mitocondriale resiste molto più a lungo
Perché un nuovo test
Gli avvocati di Bossetti sostengono che, poiché quando furono fatti i primi test, nel 2011, la difesa non era presente, non sono stati garantiti i suoi diritti. Ma allora non si sapeva che 'Ignoto1' fosse Bossetti e quindi era impossibile permettere ai suoi difensori di oggi di presenziare a tutte le fasi di analisi. Dopo che Bossetti è stato arrestato, la difesa ha più volte chiesto la ripetizione dei test del Dna, che però è sempre stata negata.
Da qui la motivazione del ricorso in Cassazione. "Se anche la Cassazione dovesse darci torto sul Dna - ha chiosato Salvagni (nella foto) - sarei molto preoccupato perché vorrebbe dire che siamo ripiombati nel medioevo del diritto".
La spiegazione dell'accusa
Sulla prova del Dna prodotta durante il processo di primo grado "c'è assoluta certezza", ha ribadito il procuratore generale, Marco Martani, durante la sua requisitoria. "La tipicizzazione del Dna, prima attribuita a Ignoto 1 - ha spiegato il pg - e poi a Bossetti, è stata fatta correttamente e processualmente utilizzabile. La probabilità scientifica che diventa assoluta certezza". Secondo l'accusa - tesi accettata poi dal tribunale - nella traccia biologica è stato trovato il Dna nucleare di Bossetti, ma non quello mitocondriale perché la traccia è mista (una percentuale maggioritaria del Dna dell’indagato e una minoritaria di Yara) e, anche a causa della decomposizone del corpo della vittima rimasto esposto alle intemperie per 3 mesi, il mitocondriale di Bossetti potrebbe essere stato coperto da quello della vittima. Il pg ha spiegato che "raramente nella mia carriera ho visto risultati di ottimizzazione statista così rassicuranti". Infine il pg ha spiegato che il "Dna nucleare identifica in maniera certa un certo individuo e solo quello", e ha aggiunto che è "grottesco pensare, come ha fatto la difesa, che il Dna ritrovato sugli slip di Yara sia stato costruito ad hoc per incastrare qualcuno".