Per la prima volta l'Italia riconosce l'adozione a una coppia gay
Il Tribunale dei minori di Firenze ha accolto la richiesta di trascrizione della sentenza di una corte del Regno Unito, dove vivono i due fratelli con i due padri.

Per la prima volta è stata riconosciuta in Italia l’adozione di minori all’estero da parte di una coppia di uomini. Il tribunale dei minori di Firenze ha ordinato la trascrizione della sentenza di una corte britannica riguardante due bambini, tra loro fratelli, adottati da due gay italiani.
La coppia, entrambi italiani ma residenti nel Regno Unito, si sono rivolti alla Rete Lenford per veder riconosciuti in Italia i loro diritti e quelli dei figli adottivi, cioè la cittadinanza italiana, insieme al medesimo status e ai medesimi diritti riconosciuti in Gran Bretagna.
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— Rete Lenford (@ReteLenford) 9 marzo 2017
Il Tribunale di Firenze ha accolto tutte le richieste della coppia gay
Nella sentenza, fa sapere l'Avvocatura per i diritti LGBTI, il tribunale di Firenze "con un'articolata motivazione, ha accolto integralmente le richieste dell'avvocata Susanna Lollini", "ritenendo corretto l'inquadramento della fattispecie nell'ipotesi di cui all'art. 36 comma 4 della legge n.184/83, in materia di adozioni".
In particolare, "la disposizione normativa prevede che l'adozione pronunciata dalla competente autorità di un Paese straniero ad istanza di cittadini italiani che dimostrino di avere soggiornato continuativamente nello stesso e di avervi avuto la residenza da almeno due anni, viene riconosciuta ad ogni effetto in Italia purché 'conforme ai principi della Convezione' (Convenzione dell'Aja 29 maggio 1993)".
La sentenza britannica e la conformità alla Convenzione dell'Aja
I giudici hanno quindi verificato la conformità alla Convenzione dell'Aja, per la quale è necessario solamente che "i futuri genitori adottivi siano qualificati e idonei all'adozione, esame puntualmente effettuato dalle autorità inglesi, riservando l'eventuale rifiuto all'ipotesi che il riconoscimento sia manifestamente contrario all'ordine pubblico".
Il tribunale ha quindi fatto propri i principi espressi da una recente sentenza della Corte di Cassazione sul caso di trascrivibilità in Italia dell'atto di nascita di un bambino nato da due donne in Spagna, una cittadina spagnola e l'altra italiana.
Tutelare l'interesse dei minori evitando l'incertezza giuridica
Quanto all'interesse superiore del minore, il Tribunale fiorentino ha chiarito che deve essere salvaguardato il diritto dei minori a conservare lo status di figlio, riconosciutogli da un atto validamente formato in un altro Paese dell'Ue - preceduto da una lunga, complessa e approfondita procedura di verifica - e che il mancato riconoscimento in Italia del rapporto di filiazione esistente nel Regno Unito, determinerebbe una "incertezza giuridica" che influirebbe negativamente sulla definizione dell'identità personale dei minori.
Si tratta di "una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in pena regola che come tale va pienamente tutelato", hanno sottolineato i giudici.
L'avvocato, "grande soddisfazione, professionale e umana"
"E' innegabilmente una grande soddisfazione sotto l'aspetto personale e professionale, ma lo è ancora di più sotto l'aspetto umano", ha esultato la Lollini. "Prima di tutto per i due padri che hanno creduto fin dall'inizio nelle buone ragioni della loro richiesta, nonostante le difficoltà che avevamo loro prospettato; per i due bambini che si sentono a tutti gli effetti cittadini italiani e per l'insostituibile contributo giuridico dell'Avv. Roberto De Felice".
Si tratta di una tappa storica per il riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno, ha sottolineato da parte sua la presidente della Rete Lenford, l'avvocato Maria Grazia Sangalli: "L'elemento di transnazionalità di queste vicende familiari gioca un ruolo fondamentale; la giurisprudenza ha stabilito che l'ordine pubblico internazionale non frappone ostacoli al riconoscimento della continuità dei rapporti che si costituiscono all'estero, per realizzare il preminente interesse dei bambini". E la Sangalli non si ferma qui, puntando il dito contro "l'inammissibile situazione di disuguaglianza in cui versano tutte quelle famiglie che non presentano questi tratti di transnazionalità, alle quali il legislatore nega in modo ideologico qualsiasi forma di riconoscimento e tutela".