Papa: spesso abbiamo piu' paura del paradiso che dell'inferno
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Papa: spesso abbiamo piu' paura del paradiso che dell'inferno

Papa: spesso abbiamo piu' paura del paradiso che dell'inferno

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(AGI) - CdV, 19 set. - "Forse non abbiamo tanta pauradell'Apocalisse del Maligno, dell'Anticristo che deve venireprima; forse non abbiamo tanta paura. Forse non abbiamo tantapaura della voce dell'Arcangelo o del suono della tromba"quanta ne abbiamo "della nostra risurrezione". Lo ha affermatoPapa Francesco che ha dedicato al nostro futuro dopo la mortela sua omelia di oggi alla Domus Santa Marta. "Quando noiparliamo di questo - ha osservato Bergoglio - il nostrolinguaggio dice: 'io voglio andare in Cielo, non voglio andareall'Inferno', ma ci fermiamo li'. Nessuno di noi dice: 'Ioresuscitero' come Cristo': no. Anche a noi e' difficile capirequesto". "E' piu' facile - ha ripreso - pensare a un panteismocosmico" perche' "c'e' la resistenza ad essere trasformati"."Quando un uomo o una donna deve subire un interventochirurgico - ha esemplificato il Papa - ha molta paura perche'o gli toglieranno qualcosa o gli metteranno quell'altra cosa... Sara' trasformato, per cosi' dire". Ed anche "con laResurrezione, tutti noi saremo trasformati". "Questo e' il futuro che ci aspetta e questo e' il fattoche ci porta a fare tanta resistenza: resistenza allatrasformazione del nostro corpo", ha rilevato Papa Francescoricordando che da sempre "la risurrezione dei cristiani e' unoscandalo, e gli altri non possono capirlo". Per questo, haspiegato, "Paolo fa questo ragionamento tanto chiaro: 'SeCristo e' risorto, come possono dire alcuni tra voi che non vie' resurrezione dai morti? Se Cristo e' risorto, anche i mortirisusciteranno'". Per Papa Bergoglio, "la resistenza allatrasformazione e' la resistenza a che l'opera dello Spirito cheabbiamo ricevuto nel Battesimo ci trasformi fino alla fine,alla Resurrezione". "Ed e' anche resistenza all'identita'cristiana", ha detto sottolineando che "questa tentazione dinon credere alla risurrezione del morti e' nata nei"primigiorni della Chiesa" e per questo San Paolo rivolgendosi aiTessalonicesi "per consolarli, per incoraggiarli dice una dellefrasi piu' piene di speranza che ci sono nel Nuovo Testamento:'Alla fine, saremo con Lui'". Ecco, ha detto Francesco, "cos'e'l'identita'; cristiana: stare con il Signore, con il nostrocorpo e con la nostra anima". Noi, ha aggiunto il Papa, "resusciteremo per stare con ilSignore, e la Resurrezione incomincia qui, come discepoli, senoi stiamo con il Signore, se noi camminiamo con il Signore".Questa, ha ribadito, "e' la strada verso la Resurrezione. E senoi siamo abituati a stare con il Signore, questa paura dellatrasformazione del nostro corpo si allontana". E' un problemadi fede: "i Corinzi pensavano in un altro modo: si', i mortisono giustificati, non andranno all'inferno ma andranno un po'nel cosmo, nell'aria, li', l'anima davanti a Dio, l'animasoltanto". Ed anche San Pietro "la mattina della Resurrezionee' andato di corsa al Sepolcro e pensava che lo avesserorubato". Cosi' anche Maria Maddalena. "Non entrava nella loromente una resurrezione reale: non riuscivano a capire quel"passaggio nostro dalla morte alla vita", attraverso laResurrezione. Alla fine, ha commentato il Papa, "hannoaccettato quella di Gesu' perche' lo hanno visto". (AGI).
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