Papa in jeep tra la folla, scambia zucchetto e bacia i bambini

"Gesù insegna che prossimo non vuol dire connazionale"

Papa in jeep tra la folla, scambia zucchetto e bacia i bambini
 Papa Francesco, bimbo, bimba, bacio

CdV - Papa Francesco è stato accolto in piazza San Pietro da una bella folla (molto superiore ai 25 mila biglietti distribuiti dalla Prefettura della Casa Pontificia). E nel lungo giro compiuto in jeep tra i settori gremiti ha scambiato lo zucchetto con un gruppo di fedeli e baciato e accarezzato i bambini che gli sono stati avvicinati dagli uomini della scorta.

Poi, l'Angelus con la parabola del Buon Samaritano e il tema dell'accoglienza del prossimo. Chiesero a Gesu' chi sia il prossimo, ha spiegato il pontefice: "i parenti, i connazionali, quelli della mia religione?". La domanda serviva per avere una "regola chiara per classificare gli altri in prossimo e non prossimo, quelli che possono diventare prossimo o non possono diventarlo". Papa Francesco ha introdotto con queste parole - molto attuali mentre alcuni governi costruiscono barriere per respingere profughi e migranti e partiti politici di altri paesi vorrebbero imitarli - la catechesi all'Udienza Generale di oggi, dedicata alla parabola del Buon Samaritano, nella quale, ha ricordato, il sacerdote e il levita, "due figure legate al culto del tempio" si giustificano con i loro impegni religiosi e il sammaritano, "un ebraeo scismatico considerato pagano e impuro", e' l'unico a fermarsi per farsi carico della situazione. 

Il Papa ha ricordato che per tutti c'era, davanti a quell'uomo ferito, un "obbligo dettato da Dio a soccorrerlo", ma i primi due dissero a se stessi: "arrivo tardi a messa" e "la la legge non mi permette di intervenire, c'e' il sangue li' e diventerei impuro", cosi' vanno per un'altra strada e non si avvicinano". "Non e' automatico - ha spiegato - che chi frequenta la casa di Dio impari ad amare: tu puoi conoscere tutta la Bibbia e la teologia, ma nel conoscere non c'e' automatico amare. L'amore ha un altra strada: si ama con l'intelligenza ma c'e' qualcosa di piu'. Alcuni vedono ma ignorano, guardano ma non provvedono. Non esiste vero culto se non amiamo il prossimo, ignorare la sofferenza dell'uomo significa ignorare Dio. Se io non mi avvicino all'altro non mi avvicino a Dio". 

Ma il samaritano, "quello disprezzato, che aveva anche lui i suoi impegni, non passo' oltre come gli altri due che erano legati al tempio: ebbe compassione, gli tremo' il cuore, le sue viscere si sono commosse". Ed e' con questa commozione - ha chiarito Bergoglio - che ci guarda e soccorre il Signore. Ognuno di noi, ha poi esortato il Papa rivolto alla folla, "deve farsi la domanda e rispondere nel cuore: 'credo che il Signore ha compassione di me cosi' come sono, peccatore, con tanti problemi? Ognuno deve vedere se ha la fede in questa compassione che ci carezze e che se noi la rifiutiamo e' paziente, resta accanto a noi". Per Papa Francesco, "la compassione, l' amore, non e' un sentimento vago ma significa compromettersi compiendo tutti i passi necessari per andare incontro all'altro. "Quella capacita' di patire con l'altro che ci propone il Vangelo con la parabola del 'buon samaritano' e' uno stupendo regalo per tutti noi e anche un impegno per ciascuno di noi. 'Va e anche tu fa cosi'', dice Gesu'. 

Significa che dobbiamo amarci come lui ci ha amato. Allo stesso modo", ha poi concluso Francesco nella sua catechesi. E salutando i fedeli ha rivolto parole particolari al gruppo di lingua tedesca (tra i quali i fedeli della diocesi di Bolzano-Bressanone: "vorrei incoraggiarvi a riconoscere le diverse occasioni quotidiane per diventare prossimo, cioe' persone che si fanno vicini a quanti soffrono. Come il buon samaritano: fatelo anche voi". (AGI)