Papa Francesco a Sarajevo, "io pellegrino di pace"
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Papa Francesco a Sarajevo, "io pellegrino di pace"

Papa Francesco a Sarajevo, "io pellegrino di pace"

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(AGI) - Sarajevo, 6 giu. - Piu' le autorita' locali mostrano imuscoli nel rafforzare il dispositivo per la protezione, e ogginella capitale della Bosnia c'erano in aria addiritturaelicotteri con i portelli aperti e i fucilieri pronti adintervenire, e piu' Papa Francesco va incontro alle persone,lascia che lo tocchino, instaura un dialogo diretto con loro,come si e' visto nella Cattedrale dove ha impiegato parecchiminuti a raggiungere l'altare perche' si fermava con ciascunodei presenti, ascoltando, abbracciando, baciando. Lo stesso e'avvenuto un po' in tutte le tappe di questa straordinariagiornata a Sarajevo, a cominciare dalla prima sosta,all'aeroporto, con un gruppo di ragazzi, della quale ha datoconto nel discorso pronunciato alla presidenza con un'aggiuntamolto toccante: "La collaborazione tra varie etnie e religioniin vista del bene comune e' possibile. Io ho visto oggi questasperanza in quei bambini che ho salutato all'aeroporto -islamici, ortodossi, ebrei, cattolici e altre minoranze - tuttiinsieme, gioiosi! Questa e' la speranza! Facciamo la scommessasu questo". Cosi' Sarajevo, "che nel recente passato e' tristementediventata un simbolo della guerra e delle sue distruzioni,oggi, con la sua varieta' di popoli, culture e religioni, puo'diventare nuovamente segno di unita', luogo in cui ladiversita' non rappresenti una minaccia, ma una ricchezza eun'opportunita' per crescere insieme". Un paese del tuttoatipico nel Vecchio Continente, ma che, ha dichiarato insostanza Francesco, dovrebbe essere integrato nell'UnioneEuropea. "Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo allabarbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l'occasione eil pretesto di violenze sempre piu' efferate, di riconoscere ivalori fondamentali della comune umanita', valori in nome deiquali si puo' e si deve collaborare, costruire e dialogare,perdonare e crescere, permettendo all'insieme delle diversevoci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urlafanatiche di odio", ha rilevato il Papa osservando che inBosnia "i responsabili politici sono chiamati al nobile compitodi essere i primi servitori delle loro comunita' con un'azioneche salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali dellapersona umana, tra i quali spicca quello alla liberta'religiosa". "In tal modo sara' possibile - ha spiegato - costruire, conconcretezza d'impegno, una societa' piu' pacifica e giusta,avviando a soluzione, con l'aiuto di ogni componente, imolteplici problemi della vita quotidiana del popolo". Secondoil Papa, pero', "perche' cio' avvenga e' indispensabilel'effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte allalegge e nella sua attuazione, qualunque sia la loroappartenenza etnica, religiosa e geografica: cosi' tuttiindistintamente si sentiranno pienamente partecipi della vitapubblica e, godendo dei medesimi diritti, potranno attivamentedare il loro specifico contributo al bene comune". Secondo il"vescovo di Roma chiamato quasi dalla fine del mondo", a questecondizioni la Bosnia puo' diventare "un messaggio: attestareche e' possibile vivere uno accanto all'altro, nella diversita'ma nella comune umanita', costruendo insieme un futuro di pacee di fratellanza". "Questo Paese e' parte integrante dell'Europa e i suoisuccessi come i suoi drammi - ha affermato - si inseriscono apieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, esono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzoperche' i processi di pace avviati diventino sempre piu' solidie irreversibili". Ma, "per favorire questo percorso sonofondamentali la vicinanza e la collaborazione della Comunita'internazionale, in particolare dell'Unione Europea, e di tuttii Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti sul territoriodella Bosnia ed Erzegovina". Alla presidenza tripartita, della quale fanno parte unrappresentante musulmano, uno serbo ortodosso e un cattolicocorato, Bergoglio ha sottolineato che "e' pero' importante nonaccontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare dicompiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creareoccasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima". Da partesua, ha assicurato, "la Chiesa Cattolica partecipa, attraversola preghiera e l'azione dei suoi fedeli e delle sueistituzioni, all'opera di ricostruzione materiale e moraledella Bosnia ed Erzegovina, condividendone le gioie e lepreoccupazioni, desiderosa di testimoniare con impegno la suaspeciale vicinanza verso i poveri e i bisognosi, mossa nel farequesto dall'insegnamento e dall'esempio del suo divino Maestro,Gesu'". "Spero che la porta dell'Unione Europea sia aperta pertutti i paesi del sud-est Europeo che, con le riformeessenziali nel processo d'integrazione, desiderino diventare isuoi membri con pari diritti e doveri", ha detto nel discorsoufficiale il dottor Mladen Ivanic, membro musulmano dellapresidenza tripartita e chariman di turno. "Santita' - hachiesto - aspettiamo il suo sincero e pieno appoggio in questonostro percorso". Secondo Ivanic, la visita del Papa in Bosniaed Erzegovina ha una forte valenza politica perche' Francesco"e' percepito come "un leader religioso vicino all'uomo comune,che promuove in modo essenziale semplicita' e tolleranza versol'altro e verso chi e' differente, che invita all'amore tra glitutti esseri umani". Anche per questo, ha sottolineato, "la suapresenza oggi a Sarajevo e nella Bosnia ed Erzegovina, e' ungrande evento per tutti noi". La visita, infatti, ha osservato Ivanic, "ci mette alcentro di un evento mediatico globale, ma questa volta,diversamente dagli anni precedenti, con un messaggio moltopositivo". "Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo", haassicurato Papa Francesco, e il segretario di Stato Parolin neisuoi incontri con le autorita' locali pur ricordando che nontocca alla Chiesa prendere posizioni politiche si e' associatoall'auspicio della presidenza tripartita. Il messaggio lasciatoa Sarajevo e' dunque quello di continuare el dialogo superandole tensioni ch eultimamente si sono riaffaccaite tra le diverseetnie. "Anche la stessa struttura architettonica" di questacitta' dove "sorgono, a breve distanza l'una dall'altra,sinagoghe, chiese e moschee", testimonia, ha tenuto asottolineare Francesco, un'attitudine alla convivenza e aldialogo, "tanto che la citta' ricevette l'appellativo diGerusalemme d'Europa". "Sarajevo ha tanto soffertoper i sanguinosi conflitti del secolo scorso" ma oggi "e'tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza", hariconosciuto infine il Papa, che nel pomeriggio, nellaCattedrale semidistrutta durante la guerra dei primi anni '90,ha ascoltato le testimonianze di sacerdoti e suore fattiprogionieri e torturati in quegli anni. E a braccio ha esortatoa "non dimenticare le crudelta subite, ma non per vendicarsi,per costruire la pace". "Dopo queste testimonianze sento ilbisogno - ha confidato ai presenti - di parlarvi a braccio: cihanno raccontato vita, esperienze, cose brutte e belle. Questae' la memoria del vostro popolo: un popolo che dimentica la suamemoria non ha futuro. Non avete diritto a dimenticare lavostra storia". A Sarajevo, Bergoglio ha celebrato con la croceastile riparata con nastro adesivo bianco, mentre sull'altarec'era una croce bucherellata da proiettili. (AGI).
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