CdV - Le religioni debbono condannare il terrorismo e la violenza. Lo storico abbraccio in Vaticano tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Al Tayyib, ha suggellato oggi questa affermazione comune. Dopo dieci anni di "gelo" seguiti alla Lectio Magistralis di Bendetto XVI a Ratisbona, i due leader più autoreveoli delle confessioni religise che nel mondi hanno il maggior numero di fedeli, qualla cattolica tra i cristiani e quella sunnita tra i musulmani, si sono ritrovati anche nella comune preoccupazione per la situazione del Medio Oriente e in particolare per le sofferenze dei cristiani che vi risiedono. Che quello di oggi sarebbe stato un incontro importante con ricadute vitali per le due comunità lo si era capito subito: quando l'imam è arrivato nella Biblioteca Apostolica, dove si è svolto l'incontro privato per una durata complessiva di quasi 30 minuti, il Pontefice ricevendolo ha detto: "il nostro incontro è il messaggio", sottolineando la grande attesa che ha preceduto questo colloquio e la sua rilevanza per l'edificazione della pace.
"I due autorevoli interlocutori - ha poi commentato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - hanno rilevato il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l'Islam soffermandosi sul tema del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo. Poi, riflettendo la tragica situazione dei cristiani perseguitati nel mondo, hanno dichiarato congiuntamente un netto rifiuto della violenza e del terrorismo". Il Papa ha donato all'Imam una copia della "Laudato Sì" e un medaglione della pace con la scritta "supera ciò che divide ricerca ciò che unisce". Mentre consegnava questi due doni emblematici per la ripresa dei rapporti, il Papa ha spiegato cosa fosse inciso sul medaglione (una roccia spaccata in due sulla quale, proprio nella spaccature, cresce un albero di ulivo) disegnando con le mani il segno dell'avvicinamento delle due parti del blocco.
La delegazione dell'Imam era costituita da 8 componenti, tutti uomini, tra questi c'erano Hatem Seif El Nasr, nominato Ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto presso la Santa Sede nel novembre scorso, e il professore Abbas Shouman, sottosegretario di Al-Azhar. è seguito un incontro tra l'imam di al-Azhar e la sua delegazione, in un'altra sala dell'appartamento delle Udienze con il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e il segretario dello stesso Dicastero, monsignor Miguel Angel Ayuso Guixot che lo scorso febbraio aveva anticipato le aperture di oggi compiendo a nome del Papa una visita ad al-Azhar, "prestigiosa istituzione musulmana sunnita". Dopo il "gelo" seguito alla Lectio Magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006, l'Università di Al-Azhar aveva deciso l'interruzione della propria collaborazione con la Santa Sede a gennaio del 2011, quando lo stesso Benedetto XVI aveva citato un attentato ai copti di Alessandria tra i motivi per i quali è "urgente necessità per i Governi della Regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose". Parole interpretate al Cairo come ingerenza politica, tanto che il Governo egiziano di allora richiamò il proprio ambasciatore presso la Santa Sede e l'università sunnita decise, evocando anche il discorso di Joseph Ratzinger a Ratisbona, di sospendere il dialogo con la Santa Sede. Tutto questo il Papa e Al Tayyib oggi se lo sono lasciato alle spalle, riscoprendo lo spirito di amicizia e comprensione che grazie ai loro predecessori, San Giovanni Paolo II e l'imam Mohammed Sayyed Tantawi, si era instaurato dopo il 2000, quando i due leader religiosi si abbracciarono proprio come hanno fatto oggi i loro successori. Al momento della morte di Wojtyla, Tantawi rilasciò una commossa dichiarazione: "non ricordo una situazione in cui io non sia stato d'accordo con lui. Giovanni Paolo II pensava aldialogo, non allo scontro di civiltà. Cosi', l'atteggiamento civile delle persone sagge trova un punto d'incontro. Lo scontro di civiltà avviene tra persone non sagge"."Ci fece l'onore di venire a visitarci. Una visita di cui ancora oggi loringrazio", ricorda. "Pronunciò, allora, un discorso saggio". "Tutte le religioni -aggiunse - chiedono amore, pace, cooperazione. Le differenze esistono, ma non ci impediscono dicollaborare. Solo Dio giudicherà la fede di ognuno. Per questoqui ad Al Azhar abbiamo convenuto di mettere le basi per ildialogo che abbia come obiettivo lo sviluppo dei valori, dellamorale. Aiutare i poveri, sostenere le vittime, appoggiare idiritti. E poi combattere contro il terrorismo, l'aggressione,l'iniquità". (AGI)