Non e' un Paese per donneIn un anno 179 femminicidi
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Non e' un Paese per donneIn un anno 179 femminicidi

Non e' un Paese per donne
In un anno 179 femminicidi

Non e' un Paese per donneIn un anno 179 femminicidi
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(AGI) - Roma, 19 nov. - Con 179 donne uccise, il 2013 harappresentato l'"anno nero" per il femminicidio nel nostroPaese, il piu' cruento degli ultimi sette, con un incrementodel 14% rispetto al 2012. E' uno dei dati contenuti nel secondoRapporto Eures sul femminicidio in Italia, secondo cui l'annopassato ha presentato la piu' elevata percentuale di donne trale vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7%delle vittime totali (179 sui 502): nel '90, le donne ucciseerano appena l'11,1% delle vittime totali. Sempre nel 2013,quasi il 70% dei femminicidi e' avvenuto in famiglia, il 92,4%per mano di un uomo. Nel 2013 il sud diventa l'area a piu' altorischio (75 vittime ed una crescita del 27,1% sull'annoprecedente), anche a causa del decremento registrato nelleregioni del nord (-21% e 60 vittime), ma e' il centro apresentare l'incremento piu' consistente (+100%), passando ledonne uccise da 22 a 44: i casi crescono nel Lazio (da 9 a 20),in Toscana (da 6 a 13), in Umbria (da 3 a 6) e nelle Marche (da4 a 5). Proprio il Lazio, insieme alla Campania, presenta nel2013 il piu' alto numero di femminicidi tra le regioni italiane(20): seguono Lombardia (19), Puglia (15), Toscana (13),Calabria e Sicilia (entrambe con 10 vittime). La graduatoriaprovinciale vede ai primi posti Roma (con 11 femminicidi nel2013), Torino (9 vittime) e Bari (8), seguite, con 6 vittime,da Latina, Milano, Palermo e Perugia. Anche l'anno scorso, in 7 casi su dieci (68,2%, pari a 122in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'internodel contesto familiare o affettivo, in coerenza con il datorelativo al periodo 2000-2013 (70,5%). La criminalita' comunerappresenta il secondo contesto a piu' elevato rischio, con il16,2% delle vittime (28 in valori assoluti), davanti alle altrerelazioni di prossimita' (12,7%). Se l'autore dei femminicidifamiliari risulta essere quasi sempre un uomo, sono letrasformazioni e le dinamiche del rapporto di coppia a spiegareil maggior numero dei casi. Nel 2013, infatti, il 66,4% dellevittime di femminicidio familiare ha trovato la morte per manodel coniuge, del partner o dell'ex partner (81 vittime su 122). Anche per effetto del perdurare della crisi, si rileva unforte aumento dei matricidi, spesso compiuti per "ragioni didenaro" o per una "esasperazione dei rapporti derivanti daconvivenze imposte dalla necessita'": sono 23 le madri uccisenell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, afronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nel2000-2013. Se le armi da fuoco si confermano come strumento principalenegli omicidi in genere (45,1% dei casi, contro il 25,1% dallearmi da taglio), nei femminicidi la gerarchia degli strumentisi modifica significativamente: sono gli omicidi "a mani nude,espressione di un piu' alto grado di violenza e rancore", arappresentare complessivamente lo strumento piu' ricorrente (51le vittime, pari al 28,5% dei casi), nelle tre forme dellepercosse (5,6%), dello strangolamento (10,6%) e delsoffocamento (12,3%); di poco inferiore la percentuale deifemminicidi con armi da fuoco (49, il 27,4% del totale) e dataglio (45 vittime, pari al 25,1%), cui seguono quelli compiuticon armi improprie (21 vittime, pari all'11,7%) o con altrimezzi (13 vittime, pari al 6,1%). Accanto alle modificazioni territoriali, il 2013 rilevaanche una crescita dell'eta' media delle vittime difemminicidio, passata da 50 anni nel 2012 a 53,4. E con l'eta'media cresce anche la percentuale delle vittime di femminicidioin condizione non professionale (dal 54,8% del 2012 al 58,1%),confermandosi le pensionate (35,5% del totale) le vittimeprevalenti, seguite da casalinghe e disoccupate (15,1%), impiegate e lavoratrici dipendenti (9,9%) e domestiche, colf ebadanti (9,9%). E' il tarlo del possesso e della gelosia a spiegare lapercentuale piu' elevata di femminicidi (il 30,3% di quellifamiliari, pari a 36 in valori assoluti), seguiti da quelliscaturiti da conflitti e dissapori quotidiani (21 vittime, parial 17,6%). I "femminicidi del possesso" conseguono generalmentealla decisione della vittima di uscire da una relazione dicoppia: sono oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 aoggi, per aver lasciato il proprio compagno. (AGI).
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