Niccolò Bettarini è tornato. Cinque giorni dopo l'aggressione con nove coltellate fuori da una discoteca di Milano, il figlio di Simona Ventura e del calciatore Stefano Bettarini ha affidato a Facebook un lungo post per ringraziare i familiari e chi lo ha soccorso e per assicurare che, se tornasse indietro, rifarebbe quello che ha fatto e che lo ha messo nei guai: aiutare un amico in difficoltà.
“Non sono mai stato bravo a raccontarmi" scrive, "Ma, ora che sto migliorando, sento che sia giusto e doveroso dire diverse cose. Innanzitutto voglio in questo momento ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicino, nei momenti felici come in quelli brutti. Nessuno come lei ha saputo trasmettermi quella forza che mi ha permesso di non mollare mai. Sono un ragazzo fortunato e, mai come ora, sento veramente di esserlo, non solo per il fatto di essere qui a scrivervi questo post, ma anche perché so di avere degli amici che mi hanno salvato la vita. Sono cresciuto credendo nell’amicizia, è un valore fondamentale nella mia vita e farei qualunque cosa se degli amici fossero in difficoltà.
Sarò sempre grato al pronto intervento dell’ambulanza e del trauma team dell’Ospedale Niguarda di Milano. Da questa esperienza esco più forte di prima, con la consapevolezza di aver rischiato tanto. Ringrazio, inoltre, la questura e le forze dell’ordine per il lavoro che stanno svolgendo. Grazie a tutti per l’affetto che ci avete dimostrato. Ricordate sempre di essere voi stessi ma soprattutto, ricordate chi siete”.
I quattro uomini, che sono stati fermati con l’accusa di tentato omicidio sono ancora in carcere, ricostruisce Vanity Fair. Secondo il gip, che ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare, Niccolò è riuscito a salvarsi per "l’intervento di alcuni degli amici" e di uno in particolare, che lo ha soccorsi durante la "brutale aggressione" all’esterno della discoteca milanese Old Fashion, Gli indagati, due italiani e due cittadini albanesi, negano tutto, ma davanti al giudice si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Davide Caddeo, 29 anni, con precedenti, Alessandro Ferzoco, barista 24enne ultrà sottoposto a Daspo, e Albano Jakej, 23, e Andi Arapi, 29, irregolare, secondo il gip, si erano "certamente" prefigurati che "gli atti posti in essere", ossia i calci, i pugni e le coltellate (almeno 8 con una lama di 20 cm), "avrebbero potuto produrre conseguenze mortali», anche in considerazione della "loro superiorità numerica e della violenza della loro azione".
Aggredito perché figlio di due persone famose
Secondo il pm, Niccolò sarebbe stato aggredito per un motivo preciso: è figlio di due personaggi famosi. Il primo contatto tra gli amici del ragazzo e gli aggressori era avvenuto, secondo i racconti, all’interno del locale. Un paio di mesi prima i due gruppi avevano discusso per un tavolo, per questo l’amico di Bettarini, dopo averli incontrati di nuovo quella sera, si era scusato, offrendo da bere a tutti. Per tutta risposta era stato schiaffeggiato dai quattro che, allontanati dai buttafuori, lo avevano aspettato all’uscita. Intorno alle 5 l'aggressione e l'intervento di Niccolò per difendere l’amico. Gli aggressori l’avrebbero riconosciuto: "Sappiamo chi sei, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo".