AGI - E' morto con un suicidio assistito in Svizzera Massimiliano, l'uomo toscano di 44 anni affetto da sclerosi multipla, che si era rivolto all'assosciazione Luca Coscioni. Ad accompagnarlo nell'ultimo viaggio è stata Felicetta Maltese, iscritta all'associazione e attivista della campagna Eutanasia Legale, assieme a Chiara Lalli, giornalista e bioeticista. Domani presenteranno un'autodenuncia a Firenze presso la Stazione Carabinieri di Santa Maria Novella (Piazza della Stazione 7) alle ore 11. Saranno presenti anche Marco Cappato e l'avvocato Filomena Gallo, tesoriere e segretario dell'Associazione Luca Coscioni.
Massimiliano non era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, e pertanto era escluso dalla possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poichè privo di uno dei requisiti della sentenza Cappato della Corte Costituzionale. Dopo l'appello pubblico per poter porre fine alle sue sofferenze in Italia, Massimiliano ha scelto di morire in una clinica svizzera. Felicetta Maltese, 71 anni, e Chiara Lalli, per la loro azione di disobbedienza civile rischiano fino a 12 anni di carcere per il reato di aiuto al suicidio. Anche Marco Cappato, che in questa occasione non ha direttamente accompagnato Massimiliano, si autodenuncerà domani a Firenze in veste di legale rappresentante dell'associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio di Massimiliano verso la Svizzera.
Dopo l’appello pubblico per poter porre fine alle sue sofferenze in Italia, Mib, Massimiliano, 44enne affetto da sclerosi multipla, è morto oggi in una clinica Svizzera tramite suicidio assistito.
— Associazione Luca Coscioni (@ass_coscioni) December 8, 2022
In questo video ha voluto spiegare la sua scelta. pic.twitter.com/Zb4gQr1eWW
"Sono quasi completamente paralizzato e faccio fatica anche a parlare. Da un paio di anni siccome non ce la faccio più, questo corpo è guasto, non ce la fa più così ho iniziato a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore. E finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato che non l'ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all'estero. E questa è una cosa un po' bruttina". Così dice Massimiliano, l'uomo toscano di 44 anni affetto da sclerosi multipla, nell'ultimo video registrato prima di morire, oggi in una clinica Svizzera, con suicidio assistito. Il testo del video è stato diffuso dall'assosciazione Luca Coscioni, cui il malato si era rivolto.
"Perchè non posso farlo qui in Italia? A casa mia, anche in un ospedale, con i parenti, gli amici, vicino che mi supportano. No, devo andarmene in Svizzera. Non mi sembra una cosa logica questa. E quindi sono costretto ad andarmene via, per andarmene via", afferma Massimiliano, che aveva rivolto, in un altro video, un appello per essere aiutato a morire senza soffrire in Italia, sua, vicino ai suoi cari. Non ha potuto, perchè non era "tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale", quindi, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso di Dj Fabo, che fu assisttito da Marco Cappato.
E' quella sentenza sulla disobbedienza civile di Cappato per l'aiuto fornito a Fabiano Antoniani ad avere 'legalizzatro' in Italia il suicidio quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e queste condizioni siano state verificate dal Sistema sanitario nazionale. Il padre di Massimiliano, Bruno, che era già apparso in un video accanto al figlio per chiedere di poter porre fine alle sue sofferenze in Italia, aveva lanciato il suo ultimo appello a sostegno della libertà di scelta del figlio: "è cosciente della sua vita. Lui è lucido di mente. è arrivato a questo punto qui perchè non ce la fa più. Non ce la fa più. è una sofferenza continua, giorno dopo giorno. è un volere suo, perchè deve negare questo volere. Il corpo è suo, lo sente lui cosa soffre. E noi non possiamo dire di no. Sarebbe solo egoismo, per farlo soffrire ancora di più. Vorrei che fosse una cosa fatta in Italia".