Ha retto il quadro accusatorio di ‘Aemilia’, il più grande processo mai celebrato nel Nord Italia contro la ‘ndrangheta nato da un’inchiesta della Dda di Bologna con al centro le infiltrazioni legate alla cosca dei Grande Aracri di Cutro, in Emilia. La corte, dopo due settimane di Camera di consiglio ‘blindata’ nei locali della Questura reggiana, ha deliberato per i 148 imputati, la condanna per 125, 19 assoluzioni e quattro prescrizioni. E’ quanto rileva la regione Emilia Romagna, che si è costituita parte civile, rappresentata in aula dal sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale, Giammaria Manghi.
“Se in passato ci sono state sottovalutazioni o superficialità di analisi rispetto alla penetrazione delle mafie nel nostro territorio – questo il commento dell’assessore regionale alle Politiche per la legalità, Massimo Mezzetti - adesso in Emilia Romagna nessuno si volta più dall’altra parte, negandone il pericolo. Chi lo dovesse fare si renderebbe complice di una realtà che non è più negabile". Tra i condannati Vincenzo Iaquinta, ex bomber della Nazionale e della Juventus, campione del mondo nel 2006, condannato a 2 anni per reati relativi alle armi. L'accusa ne aveva chiesti sei. Caduta l'aggravante mafiosa. Il padre Giuseppe, accusato di associazione mafiosa è stato invece condannato a 19 anni di reclusione.