(AGI) - CdV, 7 mar. - Alla vigilia dell'audizionedell'arcivescovo Antonio Mennini alla Commissisoneparlamentare, il sito cattolico Aleteia ha ricostruito chel'attuale nunzio apostolico in Gran Bretagna, che all'epoca deifatti era viceparroco a Roma e frequentava il presidente dellaDc, fu sentito tra procure, corti d'assise e commissioniparlamentari almeno 7 volte. Il 2 giugno del 1978 Mennini fusentito dalla Procura della Repubblica di Roma e il 12 gennaio1979 il Tribunale di Roma lo esamino' in merito a "confessionedi Moro". Nel febbraio del 1979 il sostituto procuratore diRoma, Domenico Sica, volle nuovamente ascoltarlo dopo lapubblicazione nel gennaio di quell'anno di un articolo sulCorriere della Sera a firma del giornalista Antonio Padellarosempre in merito alla presunta confessione avvenuta nellaprigione della BR, Padellaro, ex alunno del Massimo comeMennini, aveva chiesto al vice parroco di Santa Lucia sedavvero si fosse recato da Moro e questi aveva risposto:"Magari avessi potuto farlo! Purtroppo non mi e' stata data lapossibilita' di offrire consolazione a una persona che mionorava di affetto e amicizia". Il 22 ottobre del 1980 Menninitestimonio' davanti alla Commissione d'inchiesta su via Fani.Il 21 settembre 1982 fu convocato, ma non ascoltato, davantialla Corte di Assise di Roma dove si svolgevano i procedimentiriunificati Moro uno e Moro bis con la presidenza del giudiceSeverino Santiapichi. Di lui, pero', aveva parlato davanti allastessa Corte nell'udienza del 19 luglio la vedova di Aldo Moro,la signora Eleonora Chiavarelli. Al presidente Santiapichi il28 settembre Mennini invio' una lettera informando che stavaripartendo per il servizio diplomatico in Uganda ma restava adisposizione. Il servizio diplomatico (consigliere dinunziatura in Uganda e Turchia, nel 2000 nunzio apostolico inBulgaria, dal 2002 presso la Federazione Russa esuccessivamente anche in Uzbekistan, quindi dal 2010 nel RegnoUnito) non impedi' a Mennini di tornare davanti dalla Procuradi Roma che indagava per il Moro ter nel settembre del 1986 edavanti alla Corte d'Assise per il Moro-quater, di nuovo con ilpresidente Santiapichi, nel 1993. "Forse - sottolinea Aleteia -e' per questo motivo che Mennini richiesto di una nuovaaudizione dalla seconda Commissione Moro, la 'Commissioneparlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle causedella mancata individuazione dei responsabili delle stragi',istituita nel 1988, invio' una lettera al presidente GiovanniPellegrino per chiedere, rispettosamente come si legge, allaCommissione di fare riferimento alle precedenti deposizionirese alle autorita' sia parlamentari che giudiziarie checonfermava e rispetto alle quali non aveva nulla da aggiungere.In ogni caso, non trincerandosi dietro lo status di cittadinodel Vaticano e il ruolo ivi ricoperto come e' stato spessoriportato". Secondo Francesco Cossiga, nel 1978 ministrodell'Interno, Don Mennini entro' nel covo Br e lo confesso'durante i 55 giorni. "Ho sempre creduto - affermo' Cossiga- chedon Antonello, allora suo confessore, abbia incontrato Moroprigioniero delle Br per raccogliere la sua confessione primadell'esecuzione dopo la condanna a morte. Come ministrodell'Interno allora mi sentii giocato. Mennini ci scappo'.Seguendolo avremmo potuto trovare Moro. Ma ancora oggi ilVaticano e' riuscito a fare in modo che Mennini non potesseessere interrogato mai da polizia e carabinieri. Avevamo messosotto controllo telefonico e sotto pedinamento tutta lafamiglia e tutti i collaboratori. Ci scappo' don Mennini. Iocredo che le Br gli abbiano permesso di recarsi nel covo perincontrare e confessare Moro. Almeno lo spero. Anche se Moronon ne aveva certo bisogno". In realta' il telefono di donMennini, come risulta da un rapporto della Digos agli atti delprocesso Moro, era gia' sotto controllo il 22 aprile 1978,cioe' il giorno dopo aver consegnato alcune lettere fatteglirecapitare da Moroe precedute da due telefonate del sedicenteprofessor Nicolai, alias il brigatista Valerio Morucci: una il20 aprile e una, di controllo, la mattina del 21 aprile. Inquesti anni monsignor Mennini ha mantenuto il riserbo sullavicenda che lo ha coinvolto: "Sono sempre stato molto discreto- ha confermato al Corriere della Sera il 27 dicembre 2010 -quanto al rapporto che avevo con l'onorevole Moro. In tantevicende, vuoi in Italia che altrove, la curiosita' della gente,non di rado alimentata dai media, e' spesso spinta in unaricerca quasi ossessiva di segreti, misteri non chiariti, fattitaciuti, per cui non ci si contenta mai di stare alla realta'dei fatti verificati e storicamente provati. Va quasi da se'che la tragica scomparsa dell'onorevole Moro, cui possiamoassociare tante altre persone vittime innocenti della barbariedel terrorismo, resta una ferita ancora aperta: soprattutto,credo, nel cuore dei suoi famigliari, di quanti gli erano piu'vicini e lo hanno sinceramente amato, come pure di coloro chesi sono trovati a dover compiere delle scelte terribili".