CdV - "Noi stiamo vivendo una civilta' di porte chiuse e cuori chiusi. Ci difendiamo l'uno dall'altro. Abbiamo paura ad accogliere". Sono parole di Papa Francesco nel dialogo con i giovani di Villa Nazareth. Il Pontefice ha spiegato di non riferirsi "solo all'accoglienza ai migranti, grande problema politico mondiale ma anche accoglienza quotidiana". "Mi fa male - ha confidato - quando vedo le chiese a porte chiuse. Ci saranno motivi giustificabili. Ma una chiesa a porte chiuse significa che quella comunita' cristiana ha il cuore chiuso". "Quando siamo stati battezzati siamo stati accolti. Questa accoglienza sacramentale sono capace di portarla avanti o preferisco guardare da un'altra parte?", ha domandato il Papa guardando verso i prelati presenti all'incontro di oggi. "Questo - ha assicurato - da' frutto. C'e' la grande accoglienza versp rifugiati e migranti che fuggono dalla iseria e dalle guerre e la piccola accoglienza, quella che devi a tuo figlio che ha bisogno di dirti qualcosa. E' una tortura certe volte, ma e' la croce di ogni giorno". Dobbiamo, ha spiegato ancora Bergoglio, "riprendere ad accogliere. Uno dei lavori di cui abbiamo bisogno e' l'apostolato dell'orecchio. Non dobbiamo avere paura di perdere tempo. Se non accogliamo non siamo cristiani e non saremo accolti: e' la logica del Vangelo. Voi giovani di Villa Nazareth - ha poi concluso - avete avuto l'esperienza dell'accoglienza e per questo avete una grande responsabilita'".
Guerra affare che rende piu' soldi - "La guerra e' l'affare che in questo momento rende piu' soldi. Spesso la Coce Rossa non riesce a fare arrivare gli aiuti umanitari. Ma le armi arrivano sempre. Non c'e' dogana che le fermi". Papa Francesco lo ha ripetuto nel dialogo con i govani di Villa Nazareth. "Oggi - ha denunciato - c'e un'economia che uccide. Al centro non c'e' l'uomo o la donna ma il Dio denaro e questo ci uccide. Una mattina puoi trovare un senza tetto morto di freddo in piazza Risorgimento e non e' notizia. Ma se i punti della Borsa di Tokio o New York calano di 2 o 3 punti e' una grande tragedia internazionale. Siamo schiavi di uin sistema che uccide". "Oggi e' comune lavorare in nero, magari con un contratto senza ferie e assistenza sanitaria. Questo si chiama lavoro schiavo e la maggioranza di noi viviamo in questo sistena di lavoro schiavo", ha continuato Papa Francesco raccontando il caso di una giovane che e' andata a un colloquio dove hanno visto il curriculum e hanno detto che andava bene, ma "il suo lavoro sara' 11 ore al giorno per 650 euro al mese". E quando la ragazza ha detto "ma non e' giusto", le hanno replicato: "Guarda la coda che c'e'". "Davanti alla grande ingiustizia - ha esclamato Bergoglio - dobbiamo parlare chiaro. E dire: 'questo e' peccato mortale. Mi da' indignazione'. Manca il coraggio di buttare in faccia i soldi sporchi. Tanti danno da mangiare ai figli il pane sporcato dalle tangenti. Perche' se dici 'non voglio questo', allora ti rispndono: 'non avrai quel posto. Viviamo nel paradiso delle tangenti. Lei dica questo e avra' queato". Ma, ha continuato il Papa, da queste ingiustizie arriva tante poverta'. A Buenos Aires in una baracca c'era gente nuova. Sono andato a visitarli. I mobili erano buoni e mi hanno spiegato: 'Padre fino al mese scorso potevamo pagare l'affitto. Adesso no". Francesco ha sottolineato come la Chiesa davanti a tutto questo non debba chiudere gli occhi: "ti portano a battezzare un bambino e tu dici che quello non puo' fare da padrino perche' non e' sposato. Poi arriva un trafficante di armi o un trafficante di bambini e tu dici: 'lui si', e' un bravo cristiano. Abbiamo capovolto i valori. Oggi il mondo economico, come e' sistemato, e' immorale. Anche se ci sono quelli che lavorano contro questo. Ma l'atmosfera e' questa". Il Papa ha invitato a riscoprire il valore della gratuita' che "in questa civilta' dove tutto si negozia, e' a rischio di sparire. Il pericolo - ha spiegato - e' che il cristianesimo divenga pelagiano. Che tutto si comprei Faccio questo e allora sono piu' cristiano. Ma Dio nell'Antico Testamento ci dice 'non ho bisogno dei vostri sacrifici. Guardate vicino a voi aiutate gli altri. Mentre l'individualismo ci porta a gravissime ingiustizie umane. Non solo sociali, che qualcuno potrebbe dire di me: 'questo prete e' socialista. Dobbiamo metterci in questo atteggiamento: la gratuita'. Invece dell'edonismo, che e' una cultura che cerca la soddisfazione personale e basta. Noi anche oggi dobbiamo fare un lavoro per dividere i santi da quelli che si truccano per sembrare santi. Ma non sanno di gratuita'". "Fa tanto bene - ha detto in proposito - pensare a Don Bosco in quella Torino massonica, piena di mangiapreti: lui non e' andato con l'acqua benedetta. Ha fatto educazione di emergenza insegnando mestieri semplici. Ha visto in quel rischio una opportunita'".
"Sbaglierai di piu' se rimani fermo. Quello e' lo sbaglio brutto. La chiusura. Rischia su ideali nobili, sporcandoti le mani. Come ha rischiato quel samaritano della parabola. La testimonianza credibile di Gesu' Cristo che e' vivo. Ci ha accompagnato nel dolore ma e' vivo. Detto cosi' sembra molto clericale. Io capisco quale testimonianza cercano i giovani: quella dello schiaffo", ha sottolineato il Papa nel dialogo con gli studenti universitari di Villa Nazareth. "Uno schiaffo - ha detto - ti sveglia dalle ullusioni che ti fai con idee e promesse, illusioni del successo, avro' successo per quella strada. Lo specchio e' di moda. Guardarsi. Quel narcisismo che ci offre la cultura di oggi. Quando non abbiamo testimonianza ma abbiamo bel lavoro, una famiglia e siamo uomin e donne parcheggiati nella vita. Che non camminano. Siamo i conformisti, seguaci di un'abitudine che ci lascia tranquilli abbiamo il necessario non manca niente. Ma quando siamo tranquilli c'e' sempre la tentazione della paralisi". "E' triste - ha osservato il Papa - vedere persone parcheggiate. Mummie piu' che esseri viventi". "Il cristiano - ha aggiunto - sa che tutti siamo peccatori, non fa come quello che sporcava tutti ma lui era pulito. Si pavoneggiava. Il pavone allarga le penne, che bello! Ma girate da dietro e guardate da li': anche quella e' la verita' del pavone. Siamo peccatori. La coeenza e' sentirsi peccatori. In via di guarigione. E sempre lui ci ama". Francesco ha parlato poi dei limiti e dell'ipocrisia nella Chiesa: "l'ipocrisia dei cristiani, i limiti che ci scoraggino. Anche io - ha concluso - tante volta mi trovo in crisi con la fede e a volte ho rimproverato Gesu' e dubitato: 'ma come il mondo e' cosi', se Tu hai dato la tua vita. Ma non sara' questo un alibi?". In proposito il Papa ha poi aggiunto: "non conosco il cinese, con la lingua ho tanta difficolta'. Mi hanno detto che la parola crisi si fa con due ideogrammi: rischio e opportunita'". (AGI)