Nuovi boss, investimenti e colletti bianchi. Ingredienti della mafia degli affari alla prese con un complesso processo di riorganizzazione dopo la morte di Totò Riina. Ventotto arresti a Palermo nell'operazione "Delirio" del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza. Coinvolti capi, gregari, prestanome, commercianti e professionisti, come un avvocato finito ai domiciliari. Ci sono anche altri 19 indagati per i quali è stato disposto il divieto di dimora a Palermo. Un duro colpo assestato ai nuovi progetti di rinascita di Cosa nostra e ai suoi affari.
Così, in manette è finito anche Giuseppe Corona, molto più di un cassiere di un bar di fronte al porto: in realtà un boss riconosciuto, perno e abile manager degli investimenti, re del riciclaggio. Sedici anni di carcere alle spalle per omicidio, ma adesso era secondo l'accusa lo stratega finanziario della mafia, tra immobili e attività commerciali con la complicità di prestanome. Sono stati ricostruiti, spiegano gli investigatori, i flussi finanziari che testimoniano nuove convergenze e nuovi rapporti, nonché la dinamicità delle nuove leve e dei nuovi sistemi di investimento. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, usura ed estorsione aggravata.
Corona gestiva di fatto molteplici attività economiche - tra cui la Caffetteria Aurora, formalmente gestita dal cognato e sequestrata - intestate a prestanome, per eludere le misure di prevenzione patrimoniali e agevolare il reimpiego di beni e denaro di provenienza illecita. Iniziative imprenditoriali con risorse derivanti, per lo più, dal traffico di sostanze stupefacenti.
Le polemiche per una foto con Cancelleri e Di Maio
Nel profilo Facebook della Caffetteria Aurora, campeggia una foto del 26 ottobre scorso, risalente, dunque, alla campagna elettorale delle Regionali: nello scatto ci sono l'attuale vice premier Luigi Di Maio e l'ex candidato governatore Giancarlo Cancelleri, e in mezzo, Fabio Bonaccorso, cognato di Giuseppe Corona. Gli investigatori ritengono che il bar di fronte al porto di Palermo fosse gestito in realtà da Corona, sebbene svolgesse nominalmente solo la funzione di cassiere e titolare risultasse proprio il cognato che resta libero.
Alle polemiche reagisce Cancelleri: "Tutto falso, non c'è il mafioso nella foto e noi siamo i nemici della mafia". E aggiunge: "Secondo quanto emerge da varie intercettazioni, Cosa nostra non solo non sta con noi, ma dice che quando ci sono sindaci del M5s, come a Bagheria, non gli rimangono 'neppure gli occhi per piangere'; in altre parla di persone del movimento come di inavvicinabili; e in occasione delle Regionali i mafiosi sostenevano che dare il voto a Cancelleri sarebbe un voto perso. È questa la verità".
L'operazione ha inoltre confermato il forte interesse dei clan nel settore del commercio di metalli preziosi: individuato il ruolo di primaria importanza ricoperto da un altro esponente di Cosa nostra, Raffaele Favaloro - figlio di Marco, collaboratore di giustizia - qualificato punto di riferimento di importanti esponenti criminali per la realizzazione di affari nel settore dei preziosi, per il suo stabile inserimento nel contesto mafioso delle cosche di Resuttana e Borgo Vecchio. Fondamentale apporto ha così fornito l'approfondimento delle segnalazioni per operazioni sospette di alcuni 'Compro oro'.
Accertato l'utilizzo del Monte dei pegni palermitano come strumento per ripulire i preziosi rubati: il materiale veniva ceduto al banco da 'teste di legno' per poi essere acquistato dai soggetti incaricati dalle consorterie criminali, che venivano così a trovarsi in possesso di beni con provenienza certificata. Sequestrati immobili e somme di denaro depositate su conti correnti, nonché 15 attività commerciali attive prevalentemente nel settore della somministrazione di alimenti e bevande e dei giochi e scommesse, per un valore complessivo pari a oltre 6 milioni di euro.