Storia di un'inchiesta finita nel nulla. Quella di Trani sulle agenzie di rating
Tutti assolti i funzionari di Standard & Poor's e Fitch, accusati di manipolare i mercati ai danni dell'Italia. Ma la verità dietro lo spread alle stelle era un'altra

Dal fascicolo aperto sui legami tra autismo e vaccini a quello sulle pressioni di Silvio Berlusconi per far saltare il programma ‘Annozero’ di Michele Santoro, la Procura di Trani è diventata famosa per inchieste dal grande impatto mediatico e dalla dubbia competenza territoriale destinate, però, a finire in una bolla di sapone. Si è quindi conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati l’inchiesta aperta dai magistrati pugliesi nei confronti di Fitch e Standard & Poor’s, due delle maggiori agenzie di rating mondiali, accusate di aver rivisto in negativo il loro giudizio nei confronti del debito sovrano italiano per destabilizzare l’immagine del Paese sui mercati internazionali. Era nondimeno difficile prevedere un esito diverso. La crisi finanziaria del 2008 aveva sferrato un colpo violentissimo alla credibilità delle agenzie di classificazione, che avevano ricoperto di ‘triple A’, il massimo ‘rating’ possibile, quei derivati tossici che avevano fatto tremare l’economia mondiale. Certi declassamenti, come quello inflitto alcuni anni fa alla Grecia il giorno prima di una risolutiva riunione della ‘troika’, erano apparsi quantomeno intempestivi. Ed è sacrosanto attaccare questi istituti per i reiterati conflitti d’interesse o condurli alla sbarra per distorsioni palesi nelle metodologie di giudizio, come è avvenuto più volte negli Stati Uniti. Molto più difficile, però, dimostrare che i dipendenti di queste agenzie avessero architettato una vera e propria cospirazione internazionale nei confronti del nostro Paese.
L'autunno dello spread, quando la speculazione attaccò l'Italia
Erano gli anni tra il 2010 e il 2012, quando gli Stati Uniti avevano contrastato l'incendio della crisi dei mutui subprime attraverso il salvataggio pubblico delle banche e un colossale programma di stimoli all'economia varato dalla Federal Reserve, la banca centrale americana. Le fiamme si spegnevano in America per riaccendersi in Europa. L'avversione al rischio di mercati aveva spostato ora la sua lente sull'Europa, dove erano venuti alla luce i conti truccati di Atene, il cui colossale debito pubblico aveva scatenato una fuga di investitori e un'ondata di speculazioni al ribasso che rischiavano di investire, con un effetto domino, tutti i Paesi più vulnerabili dell'Eurozona. Dopo la Grecia, anche Irlanda e Portogallo vennero costretti, a loro volta, a chiedere prestiti a Ue e Fmi per evitare il default. La Spagna se la cavò con un programma di prestiti per le banche. Quando la burrasca arrivò a travolgere l'Italia, nell'autunno del 2011, quello dello spread alle stelle, fu, però, tutto il mondo a tremare. La penisola non è solo "too big to fail", troppo grande per fallire, ma anche "too big to bail", troppo grande per essere salvata.
L'eplosione della crisi del debito fu in buona parte legato ai ritardi con i quali la Bce, a causa dell'opposizione dei "falchi dell'austerità", come Germania e Olanda aveva avviato iniziative in grado di tranquillizzare i mercati. Il lancio del programma "Omt", con il quale Francoforte pose fine agli attacchi speculativi impegnandosi ad acquistare titoli di Stato di Paesi in crisi in cambio di riforme, risale solo all'agosto 2012. L'economia ellenica, intanto, era però già finita in poltiglia. Che l'avvio dello "scudo anti-spread" avesse come precondizioni l'allontanamento da Palazzo Chigi di Berlusconi, non più ritenuto affidabile e sostituito da Mario Monti, non è invece una fantasia cospirazionista ma una ricostruzione confermata da figure come l'ex segretario al Tesoro di Obama, Timothy Geithner, e l'ex consigliere esecutivo della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, nonché da una successiva inchiesta del 'Financial Times'. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.
Come partì l'inchiesta
L'inchiesta sulle agenzie di rating aveva preso il via delle denunce dei presidenti di Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presenti in aula alla lettura della sentenza. Secondo il pm Michele Ruggiero, Standard & Poor's, aveva posto in essere "una serie di artifici", tanto nell'elaborazione quanto nella "diffusione" dei rating sul debito sovrano italiano, "concretamente idonei a provocare" la "destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizi dell'Italia sui mercati finanziari; una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani e un indebolimento dell'euro". Sotto accusa, secondo la Procura di Trani, era in particolare il doppio declassamento del debito sovrano dell'Italia operato da S&P il 13 gennaio 2012.
Chi erano gli imputati
L'accusa aveva chiesto condanne per l'ex presidente della sede centrale di Standard & Poor's Deven Sharma (due anni di reclusione più 300mila euro di multa); per l'allora responsabile per l'Europa, Yann Le Pallec (tre anni e 500mila euro di multa) e per gli analisti Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Era stata inoltre proposta una pena pecuniaria di 4 milioni e 647mila di euro per la società. In un altro filone del processo l'analista David Willmoth Riley di Fitch era stato accusato di manipolazione di mercato per aver rilanciato - dal 10 al 18 gennaio 2012 - "indebiti annunci preventivi di imminente declassamento" dell'Italia, mai decretato ufficialmente dell'agenzia Fitch fino al 27 gennaio 2012 , "cosi' divulgando a mercati aperti informazioni che dovevano restare riservate, concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo degli strumenti finanziari". Per Riley era stata chiesta una condanna a nove mesi di reclusione e 16 mila euro di multa. La Procura di Trani aveva aperto un fascicolo anche nei confronti di un altro analista di Fitch ma i relativi atti erano stati trasferiti a Milano, che aveva archiviato il procedimento.
Tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato tranne Sharma, assolto perché il fatto non sussiste. Un fascicolo – ed era stato il primo - era stato aperto anche a carico di Moody's, per un report del maggio 2010 che sottolineava un rischio di contagio dalle banche greche a quelle di altri Paesi europei, tra cui l'Italia. Ma, successivamente, la posizione dell'agenzia e di due suoi analisti era stata stralciata e archiviata.
Una parata di testimoni illustri
In un anno e mezzo di dibattimento erano sfilati davanti ai giudici tranesi, in qualità di testimoni, personaggi eccellenti del panorama politico e finanziario italiano, come gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi e Mario Monti; il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il suo predecessore Giulio Tremonti; fino al presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Si rinunciò, invece, alla deposizione del presidente della Bce, Mario Draghi, in cambio dell'acquisizione al dibattimento delle dichiarazioni già rese, nel gennaio 2011 (cioè in fase di indagini), dall'allora governatore di Bankitalia.
"La decisione conferma in modo inequivocabile come in tutti questi anni la società sia stata oggetto di illazioni fantasiose”, ha commentato Standard & Poor's in una nota, “finalmente è stata resa giustizia alla società e ad ognuna delle persone che quotidianamente lavorano con onestà e competenza professionale".
"L'assoluzione dei cinque imputati dell'agenzia S&P "non é stata né una sorpresa e né era prevista", afferma il legale dell'agenzia, Guido Alleva, il quale si aspetta che le motivazioni dimostrino "che le ipotesi di responsabilita' di S&P erano sostanzialmente infondate, come abbiamo sempre sostenuto". Di tono diverso il commento del pm Ruggiero: "Le sentenze si rispettano, abbiamo fatto il nostro lavoro fino in fondo. Forse c'è un po' di amarezza, ma c'è l'assoluta convinzione che tutto quello che si poteva fare e dire è stato fatto”.
Cosa succede ora
Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro 90 giorni. Dopo il deposito delle motivazioni, la Procura deciderà se presentare o meno appello. Sono possibili anche azioni da parte di risparmiatori e associazioni già costituitisi parte civile o di altri enti per il riconoscimento del danno. Di certo, la sentenza pronunciata dal collegio giudicante tranese, presieduto da Giulia Pavese, sia nei confronti di S&P che di Fitch, costituisce un precedente a suo modo storico: è la prima mai emessa da un tribunale italiano sull'operato delle agenzie di rating.
Nel frattempo il pm Ruggiero non si arrende ed è al lavoro sull'inchiesta, sempre per manipolazione del mercato, nei confronti di Deutsche Bank, rea di essersi liberata di 7 miliardi di euro di titoli di Stato italiani nel primo semestre del 2011. Anche in questo caso, è difficile che il procedimento si chiuda con una condanna. Ma i media ne parleranno di sicuro.