Il Papa domani a Sarajevo, citta' martire che ancora chiede pace
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Il Papa domani a Sarajevo, citta' martire che ancora chiede pace

Il Papa domani a Sarajevo, citta' martire che ancora chiede pace

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(AGI) - CdV, 5 giu. - Domani Papa Francesco arriva a Sarajevo,la Geusalemme dell'Est, citta' simbolo della convivenzareligiosa ma anche della cieca violenza dei cecchini (nel 1914 proprio qui fu ucciso l'arciduca Francesco Ferdinando, uncrimine che contribui' allo scoppio della prima guerramondiale) e dell'ignobile assedio durato 4 anni all'iniziodegli anni '90, spezzato solo dall'eroica carovana di paceguidata dal vescovo Tonino Bello. Il viaggio sara' breve (ilritorno e' previsto gia' in serata) ma molto intenso. Portera'"un messaggio di pace", ha anticipato il cardinale segretariodi Stato Pietro Parolin. Un messaggio, ha precisato,"indirizzato a tutti". La Bosnia Erzegovina, infatti, e' unpaese con tre etnie e il suo sistema di governo e' basato suuna divisione dei poteri. Ma la comunita' cattolica soffreancora oggi gli effetti del conflitto dei primi anni '90 ed e'stata letteralmente dimezzata dalla guerra. Anche la crisi economica odierna, cheprovoca flussi migratori in uscita verso i Paesi occidentalipiu' ricchi, colpisce proprio la minoranza sociale piu' deboleche e' quella cattolica. E dunque si guarda al Papa consperanza, perche' possa difendere i diritti non semprerispettati dei cattolici corati in Bosnia. Ma certo PapaFrancesco non incentivera' nessun tipo di revanscismo. Enisa Bukvic, scrittrice bosniaca, gia' presidente dellacomunita' di Bosnia-Erzegovina in Italia, spiega alla RadioVaticana: "il Papa trovera' a Sarajevo un contesto sociale dovepurtroppo, a vent'anni di distanza, sopravvive ancora l'odio.Perche' non si e' mai avviato un vero processo diriconciliazione basato sulla giustizia". "Le feritesono vive e la politica nazionalista sfrutta queste divisioni,spesso strumentalizzando i contrasti. Per fortuna pero' c'e'anche una parte della popolazione, soprattutto le donne, chelavora per il dialogo e, in questo senso, la venuta di PapaFrancesco con i suoi messaggi positivi e' molto importante perla pace e la convivenza in questa regione". "Qui c'e' una realta' multiculturale che resiste,nonostante tutto", aggiunge la Bukvic. "Ci sono molti matrimonimisti e famiglie 'miste' da generazioni. Ma la politicacontinua ad alimentare le divisioni per questione di potere". "Il Papa qui e' molto ben visto da tutte le comunita' e datutti i gruppi religiosi. Mi auguro porti un messaggio di pacee spinga, soprattutto i cattolici, a lavorare di piu' per unprocesso di maggiore unificazione della popolazione dellaBosnia ed Erzegovina". "Credo che se la Bosnia ed Erzegovinaentrasse in Europa" - conclude la Bukvic - i Balcani sarebberomolto piu' sicuri. Ma non mi sembra che i politici locali siamomolto interessati a questo processo". Nei Balcani le rivalse possono dimostrarsi assaipericolose. Il messaggio del Papa, allora, sara' lo stesso diGiovanni Paolo II che prego' cosi' per la citta' martire: "Io,Vescovo di Roma, il primo Papa slavo, mi inginocchio davanti aTe per gridare: 'Dalla peste, dalla fame e dalla guerraliberaci!'. Padre nostro! Padre degli uomini: Padre dei popoli.Padre di tutti i popoli che abitano nel mondo. Padre dei popolid'Europa. Dei popoli dei Balcani...". Queste paroleaccompagnarono la momentanea rinuncia di Karol Wojtyla adandare a Sarajevo e rappresentano una delle piu' fortiinvocazioni mai pronunciate da un Papa: parole affidateall'opinione pubblica mondiale nell'omelia di una messacelebrata a Castelgandolfo l'8 settembre 1994: "'Sia fatta latua volonta'...' Si compia nel mondo, e particolarmente inquesta travagliata terra dei Balcani, la tua volonta'. Tu nonami la violenza e l'odio. Tu rifuggi dall'ingiustizia edall'egoismo. Tu vuoi che gli uomini siano tra loro fratelli eTi riconoscano come loro Padre". "Basta con la guerra! Bastacon la furia distruttiva! Non e' piu' possibile tollerare unasituazione che produce solo frutti di morte: uccisioni, citta'distrutte, economie dissestate, ospedali sprovvisti di farmaci,malati ed anziani abbandonati, famiglie in lacrime e dilaniate.Bisogna giungere al piu' presto ad una pace giusta. La pace e'possibile, se viene riconosciuta la priorita' dei valori moralisulle pretese della razza o della forza". Tre anni dopo, il 12 e 13 aprile '97 il viaggio impossibilesi compie. Un viaggio pericoloso, come ha ricordato FabioZavattaro nel suo libro "La valigia di Papa Wojtyla": "le forzedi sicurezza trovarono, sotto un ponte, in una sorta di buca,un grosso quantitativo di esplosivo". "Riusciamo a vedere e ariprendere - scrive - il momento in cui l'esplosivo vieneportato via dopo essere stato disinnescato il meccanismo cheavrebbe potuto farlo esplodere". Nella sua visita, San Giovanni Paolo passa proprio su quelponte per fare ingresso a Sarajevo. Attraversa il viale deicecchini, vede le distruzioni della guerra, per questo sidichiara "pellegrino di pace e di amicizia", venuto peresortare al rifiuto della 'logica disumana della violenza'".Sotto la neve, libera tre colombe e al loro volo bianco affidaun altro dei suoi celebri "Mai piu'!": "Mai piu' la guerra, maipiu' l'odio e l'intolleranza! Questo ci insegna il secolo,questo il millennio che stanno ormai per concludersi. E' conquesto messaggio - dice - che mi accingo ad iniziare la miavisita pastorale. Alla logica disumana della violenza e'necessario sostituire la logica costruttiva della pace.L'istinto della vendetta deve cedere il passo alla forzaliberatrice del perdono". Questi stessi concetti riprendera' domani Papa Francesco."Grazie a Dio non c'e' piu' la guerra, non si spara piu', nonci sono vittime e questo e' un grande dono degli accordi diDayton. Ma la situazione che si e' determinata non garantisce atutti i cittadini della Bosnia Erzegovina la possibilita' diaccedere ai beni sociali in modo uguale. E per beni socialiintendo la vita politica, quella culturale, universitaria,l'accesso ai media", afferma monsignor Tomo Vuksic, vescovoordinario militare e vice presidente della Conferenzaepiscopale di Bosnia-Erzegovina. "Si tratta di unapartecipazione che non e' garantita soprattutto alla partecroata della popolazione, che per il 99% e' composta dacattolici. In questo senso - confida - noi speriamo che lapresenza del Papa possa rappresentare un impulso a migliorarela situazione". (AGI) .
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