CdV - "E' la presunzione che sta all'origine di ogni conflitto tra gli uomini. Di fronte al cambiamento d'epoca in cui tutti siamo coinvolti, chi puo' pensare di salvarsi da solo e con le proprie forze?". Questo monito Papa Francesco lo affida al messaggio al Meeting per l'amicizia dei popoli che si apre oggi a Rimini. "Troppe volte - denuncia il Pontefice - si cede alla tentazione di chiudersi nell'orizzonte ristretto dei propri interessi, cosi' che gli altri diventano qualcosa di superfluo, o peggio ancora un fastidio, un ostacolo". Nel testo, inviato a nome del Papa dal segretario di Stato Pietro Parolin al vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, Bergoglio rileva che l'attuale tentazione a chiudersi per difendersi da pericoli esterni "non e' conforme alla nostra natura: fin da bambini noi scopriamo la bellezza del legame fra gli esseri umani, impariamo ad incontrare l'altro, riconoscendolo e rispettandolo come interlocutore e come fratello, perche' figlio del comune Padre che e' nei cieli. Invece l'individualismo allontana dalle persone, ne coglie soprattutto i limiti e i difetti, indebolendo il desiderio e la capacita' di una convivenza in cui ciascuno possa essere libero e felice in compagnia degli altri con la ricchezza delle loro diversita'".
"Di fronte alle minacce alla pace e alla sicurezza dei popoli e delle nazioni, siamo chiamati - spiega il Messaggio - a prendere coscienza che e' innanzitutto un'insicurezza esistenziale che ci fa avere paura dell'altro, come se fosse un nostro antagonista che ci toglie spazio vitale e oltrepassa i confini che ci siamo costruiti".
"Tanti sconvolgimenti di cui spesso ci sentiamo testimoni impotenti sono, in realta', un invito misterioso a ritrovare i fondamenti della comunione tra gli uomini per un nuovo inizio", osserva Papa Bergoglio, per il quale "c'e' una parola che non dobbiamo mai stancarci di ripetere e soprattutto di testimoniare: dialogo. Scopriremo che aprirci agli altri non impoverisce il nostro sguardo, ma ci rende piu' ricchi perche' ci fa riconoscere la verita' dell'altro, l'importanza della sua esperienza e il retroterra di quello che dice, anche quando si nasconde dietro atteggiamenti e scelte che non condividiamo".
Secondo il Pontefice, ovviamente "un vero incontro implica la chiarezza della propria identita', ma al tempo stesso la disponibilita' a mettersi nei panni dell'altro per cogliere, al di sotto della superficie, cio' che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente. In questo modo puo' iniziare quel dialogo che fa avanzare nel cammino verso nuove sintesi che arricchiscono l'uno e l'altro. Questa e' la sfida davanti alla quale si trovano tutti gli uomini di buona volonta'". "Di fronte a tutto questo, noi discepoli di Gesu' - si chiede Francesco - quale contributo possiamo dare? Il nostro compito - spiega - coincide con la missione per cui siamo stati scelti da Dio: e' l'annuncio del Vangelo, che oggi piu' che mai si traduce soprattutto nell'andare incontro alle ferite dell'uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesu', la sua misericordia consolante e incoraggiante".
"Sull'esempio del Signore Gesu', il cristiano - ribadisce ancora una volta Francesco nel Messaggio al Meeting di Rimini - coltiva sempre un pensiero aperto verso l'altro, chiunque egli sia, perche' non considera alcuna persona come perduta definitivamente. E il Vangelo ci consegna un'immagine suggestiva di questo atteggiamento: il figlio prodigo che pascola i porci e il padre che tutte le sere sale sulla terrazza per vedere se torna a casa e spera, malgrado tutto e tutti". "Come cambierebbe il nostro mondo - ragiona il Papa - se questa speranza senza misura diventasse la lente con cui gli uomini si guardano tra di loro! Il pubblicano Zaccheo e il buon ladrone sulla croce sono stati guardati da Gesu' come creature di Dio bisognose dell'abbraccio che salva. E perfino Giuda, proprio mentre lo consegnava ai suoi avversari, si e' sentito chiamare 'amico' da Gesu'". Dopo essersi complimentato per Il titolo dell'incontro "Tu sei un bene per me", definendolo "coraggioso" perche' "ci vuole coraggio per affermare cio', mentre tanti aspetti della realta' che ci circonda sembrano condurre in senso opposto", ed aver incoraggiayo i partecipanti al Meeting "a porre ogni attenzione alla personale testimonianza creativa, nella consapevolezza che cio' che attrae, cio' che conquista e scioglie dalle catene non e' la forza degli strumenti, ma la mitezza tenace dell'amore misericordioso del Padre, che ognuno puo' attingere dalla sorgente di grazia che Dio offre nei Sacramenti", il Papa conclude citando Don Giussani, che descrisse "lo sguardo cristiano" come "vibrante di un impeto che lo rende capace di esaltare tutto il bene che c'e' in tutto cio' che si incontra, in quanto glielo fa riconoscere partecipe di quel disegno la cui attuazione sara' compiuta nell'eternita' e che in Cristo ci e' stato rivelato". (AGI)