Il Papa ai mafiosi, "conversione pubblica, non siete cristiani"
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Il Papa ai mafiosi, "conversione pubblica, non siete cristiani"

Il Papa ai mafiosi, "conversione pubblica, non siete cristiani"

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(AGI) - CdV, 21 feb. - Dopo aver affermato che sono"scomunicati", Papa Francesco ora chiede ai mafiosi una"conversione pubblica", ricordando che "non si puo' dirsicristiani e violare la dignita' delle persone: quantiappartengono alla comunita' cristiana non possono programmare econsumare gesti di violenza contro gli altri e control'ambiente". La scomunica era stata pronunciata da Bergoglio il21 giugno dell'anno scorso a conclusione del suo pellegrinaggioin Calabria, a Cassano all'Ionio, e oggi che la diocesi guidatadal segretario Cei Nunzio Galantino compie la "visita direstituzione", il Papa torna sulla questione: "A quanti hannoscelto la via del male e sono affiliati a organizzazionimalavitose rinnovo - scandisce - il pressante invito allaconversione. Aprite il vostro cuore al Signore! Il Signore viaspetta e la Chiesa vi accoglie se, come pubblica e' stata lavostra scelta di servire il male, chiara e pubblica sara' anchela vostra volonta' di servire il bene". Secondo Papa Francesco, dunque, "i gesti esteriori direligiosita' non accompagnati da vera e pubblica conversionenon bastano per considerarsi in comunione con Cristo e con lasua Chiesa". "I gesti esteriori di religiosita' non bastano peraccreditare come credenti quanti, con la cattiveria el'arroganza tipica dei malavitosi, fanno dell'illegalita' illoro stile di vita", spiega ai fedeli di Cassano all'Ionio, aiquali pure rivolge un forte appello: "Opponetevi alla culturadella morte e siate testimoni del Vangelo della vita! La lucedella Parola di Dio e il sostegno dello Spirito Santo viaiutino a guardare con occhi nuovi e disponibili alle tantenuove forme di poverta' che gettano nella disperazione tantigiovani e tante famiglie". "Il nostro tempo - esclama il Papa - ha un grande bisognodi speranza! Ai giovani non puo' essere impedito di sperare; aquanti vivono l'esperienza del dolore e della sofferenzaoccorre offrire segni concreti di speranza. Le realta' socialie associative, come pure i singoli che si adoperanonell'accoglienza e nella condivisione, sono generatori disperanza". "Pertanto - conclude - esorto le vostre comunita'cristiane ad essere protagoniste di solidarieta', a nonfermarsi di fronte a chi, per mero interesse personale, seminaegoismo, violenza e ingiustizia". (AGI).
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