Come le risorse per la Cooperazione sono usate per contenere i flussi migratori
La denuncia arriva dall'Oxfam che sottolinea che oltre il 10% delle risorse a livello globale per l'aiuto pubblico allo sviluppo è usato per sostenere i costi dell'accoglienza dei rifugiati - Infografica

Non tutto l'aiuto pubblico allo sviluppo va ai Paesi poveri per sconfiggere povertà e disuguaglianza. Oltre il 10% delle risorse allocate nel 2016 a livello globale, infatti, è stato impiegato all'interno degli Stati donatori per coprire le spese domestiche collegate alla crisi migratoria nei diversi Stati.
Lo afferma Oxfam, secondo cui "le cifre riportate dall'Ocse evidenziano infatti che complessivamente la spesa destinata all'aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) sia cresciuta dell'8,9%, raggiungendo nel 2016 l'ammontare di oltre 142 miliardi di dollari. Tuttavia, oltre 15 miliardi di dollari vengono usati dai paesi donatori per sostenere i costi dell'accoglienza dei rifugiati nei loro territori".
Cos'è la "securizzazione dell'aiuto"?
Per "securizzazione dell'aiuto" l'Oxfam intende quel meccanismo in base al quale vengono date risorse in cambio del controllo delle frontiere. "Se da un lato è inderogabile il dovere dei Paesi di approdo di rispondere ai bisogni e proteggere i diritti dei rifugiati in arrivo sui loro territori, è altrettanto importante che ciò non vada a discapito degli aiuti da destinare per interventi nei paesi più poveri", dice Francesco Petrelli, senior advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia.
Aumenta l'Aps ma è denaro speso all'interno dei propri confini
A fronte di un aumento complessivo dell'Aps a livello globale, dato in sè positivo, è "preoccupante", secondo l'Oxfam, la tendenza ormai dilagante tra i Paesi donatori - soprattutto europei - di etichettare come Aps il denaro speso all'interno dei propri confini per finanziare le procedure di riconoscimento della protezione internazionale dei rifugiati o per negoziare, con i paesi di origine e di transito dei flussi migratori, la concessione di poche risorse destinale allo sviluppo, in cambio di impegni per il controllo delle frontiere attraverso accordi di riammissione e di rimpatrio.
"Merce di scambio nella negoziazione con regimi autoritari"
Secondo Oxfam, "alcuni donatori stanno infatti utilizzando queste risorse come merce di scambio nella negoziazione con Stati terzi, e i relativi regimi autoritari che spesso sono al governo, al fine di rafforzare le misure di controllo delle frontiere e di contenimento dei flussi migratori. "Attraverso questi accordi a 'pacchetto' (compact) una quota consistente di risorse rischia di essere impiegata per fini impropri. Riteniamo questa scelta non solo sbagliata ma anche miope, pericolosa e soprattutto priva di efficacia".
Resta lontano l'obiettivo, fissato dai Paesi donatori, di devolvere lo 0,7% del Pil in Aps, mentre l'Italia raggiunge lo 0,26%. Ad oggi, secondo Oxfam, "solo sei dei trenta Stati membri dell'Ocse - Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Regno Unito e Germania - hanno mantenuto questa promessa.
L'Italia pur essendo ancora molto lontana da questo obiettivo, conferma però un trend positivo di crescita dell'Aps, sia in termini assoluti, che percentuali. Dai 4 miliardi di dollari del 2015 ai 4,85 miliardi del 2016, un aumento percentuale di più del 20% che consente al nostro Paese di passare dallo 0,22 allo 0,26 della percentuale di Aps in rapporto al Pil.
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Oxfam: "Uscire dall'approccio dell'emergenza e incidere sulle cause profonde"
Il "dato più preoccupante, che rischia di vanificare gli aspetti positivi attribuibili ai progressi italiani", è secondo Oxfam "l'ulteriore forte crescita dei costi per i rifugiati che nel 2016 si attestano al 34% dell'intero Aps italiano. In termini assoluti si passa da 983 milioni di dollari allocati nel 2015 ad oltre 1,66 miliardi del 2016, pari ad un incremento del 69%". "Come affermato in summit e documenti, sia a livello europeo che internazionale, per una buona e sostenibile gestione dei flussi di rifugiati e migranti è necessario uscire dall'approccio dell'emergenza e incidere sulle cause profonde - conclude Petrelli. Sappiamo che queste cause sono i conflitti e la guerra, ma anche la povertà, la fame, i cambiamenti climatici che sono alla base del fenomeno delle migrazioni forzate. E' su queste cause che bisogna quindi investire realmente per affrontarle e rimuoverle, e dare una risposta reale ai 767 milioni di persone che ancora oggi vivono in estrema povertà. Ecco perché facciamo appello al Comitato Sviluppo dell'Ocse, affiché ridefinisca entro ottobre, così come stabilito, regole chiare, trasparenti e valide per tutti i paesi donatori sulle spese allocabili per la cooperazione e l'aiuto umanitario, non consentendo trucchi contabili o peggio usi inappropriati di queste risorse".
Per approfondire:
- Cos'è l'aiuto pubblico allo sviluppo
- Cooperazione italiana allo sviluppo
- Nuove regole per i richiedenti asilo: il decreto Minniti in 7 punti
- Migranti, il glossario dell'accoglienza