Banca d'Italia: a fine giugno le banche avevano derivati over-th
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Banca d'Italia: a fine giugno le banche avevano derivati over-th

Banca d'Italia: a fine giugno le banche avevano derivati over-th

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La Banca d'Italia comunica le informazioni relative alleposizioni in essere a fine giugno 2014 sui contratti derivatiover-the-counter (OTC) di un campione composto dai gruppibancari italiani maggiormente operativi nel comparto. Taleindagine, che ha preso avvio nel 1998, e' effettuata periniziativa del Committee on the Global Financial System, che siriunisce a Basilea, presso la Banca dei RegolamentiInternazionali (BRI). L'indagine prevede la rilevazionesemestrale di statistiche sui derivati OTC su base consolidatapresso un campione di banche e intermediari finanziarimaggiormente operativi nel comparto. Dal primo semestre del2012 il campione di banche italiane include anche MediobancaSpa, che si e' aggiunta a Unicredit, Intesa Sanpaolo, BancaMonte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, UBI Banca; alcampione fa capo oltre il 90 per cento delle operazioni inderivati finanziari e creditizi condotte da gruppi bancariitaliani. Tale rilevazione si fonda sulle raccomandazioni delRapporto "Proposals for improving global derivatives marketstatistics", presentato dal suddetto Comitato nel luglio 1996.Oggetto della rilevazione sono il valore nozionale e il valorelordo di mercato (positivo e negativo) dei contratti derivatisu: a) tassi di cambio;b) tassi d'interesse; c) azioni e indiciazionari (equity-linked), merci (commodities); d) creditdefault swaps (da dicembre 2004). I valori lordi di mercato,che rappresentano un indicatore del rischio di controparte,misurano il costo di rimpiazzo dei contratti in essere qualoraquesti ultimi fossero stati regolati il giorno dellarilevazione. Oltre al valore lordo di mercato sono richiesteinformazioni anche sul valore di mercato al netto dell'effettodi accordi di compensazione bilaterale o di altri meccanismitesi alla riduzione del rischio di credito; la grandezza cosi'calcolata configura per le banche segnalanti un'esposizionecreditizia, se positiva, oppure una passivita', se negativa.Per ciascuna tipologia di contratti e' inoltre richiesta lasuddivisione per classi di vita residua ("fino ad un anno","tra 1 anno e 5 anni" e "oltre 5 anni"). I derivati finanziariL'evidenza relativa agli operatori italiani indica che nelprimo semestre del 2014 il valore nozionale in dollari deiderivati finanziari ha registrato una riduzione di circa il 4per cento (il 4,2% a un totale di 8.156,2 miliardi di dollariin termini di ammontare complessivo), in linea col caloosservato per il complesso dei paesi che partecipanoall'indagine (circa il 3 per cento). Il valore nozionale deicontratti in essere presso le banche italiane rappresenta unaquota assai modesta dell'intero campione dei paesi chepartecipano all'indagine (1,2 per cento). Il campione rilevatofa registrare un valore lordo di mercato negativo superiore aquello positivo (180,1 e 179,6 miliardi di dollari,rispettivamente). Le informazioni relative alle contropartimostrano che i contratti derivati OTC continuano a essere postiin essere prevalentemente con istituzioni finanziarie. Lacategoria di contratti nella quale la quota delle contropartinon finanziarie e' piu' elevata in percentuale e' quellarelativa ai cambi (13,0 per cento), mentre per i derivati sutassi d'interesse tale quota e' del 7,6 per cento e su azionidel 2,5 per cento. I derivati su tassi d'interesse, cheammontano a fine giugno a 6.194,5 miliardi di euro e mostranoun calo del 4,4% a/a, risultano cosi' composti: gli interestrate swaps rappresentano, in termini di valore nozionale, circail 75,7 per cento (e corrispondono al 64,2 per cento del totaledi tutti i derivati ' cambi, tassi di interesse, azioni -oggetto di questa rilevazione), le opzioni su tassi d'interesseil 12,4 e i forward rate agreements il 11,8 per cento. L'eurorimane di gran lunga la valuta piu' utilizzata (93,9 per centodelle transazioni), seguito dal dollaro. Il 68,2 per cento deiderivati su tassi d'interesse ha vita residua superioreall'anno. I contratti derivati su tassi di cambio ammontano a964,3 miliardi di dollari, con un calo del 3,8% e (comprendendonel conteggio sia le istituzioni finanziarie che ne detengonol'87% che le istituzioni non finanziarie che ne detengono ilrimanente 13%). Continuano a riguardare prevalentemente ildollaro USA (37,4 per cento) e l'euro (36,1 per cento). Glistrumenti piu' utilizzati risultano essere i contratti atermine e swap in valuta (53,1 per cento). A differenza deiderivati su tassi di interesse, la cui vita residua e'distribuita prevalentemente su scadenze di medio e lungoperiodo, quelli relativi a tassi di cambio hanno, per circa il62,1 per cento, scadenza inferiore all'anno. Il mercato deiderivati su azioni e merci, di dimensione assai piu' limitata epari a 277,4 miliardi di dollari (-0,8%), e' composto quasiinteramente di opzioni. All'incirca il 54 per cento di questistrumenti hanno vita residua superiore all'anno. I derivati sucreditiI dati relativi alle posizioni in essere su creditdefault swap (CDS) delle banche italiane evidenziano che nelprimo semestre del 2014 il valore nozionale dei CDS comprati(acquisto di protezione) e' diminuito del 17 per cento circa equello dei CDS venduti (vendita di protezione) del 15 per centocirca, collocandosi rispettivamente a 211 e 215 miliardi didollari. Anche nel complesso dei paesi che partecipanoall'indagine si e' registrato un calo dei valori nozionali,dell'ordine del 7 per cento. Per le banche italiane il valorepositivo di mercato e' stato pari a 5 miliardi di dollarimentre quello negativo e' stato di 5,6 miliardi. Le bancheitaliane risultavano essere, al 30 giugno 2014, venditricinette di protezione dal rischio di credito per un ammontare di4 miliardi di dollari (nel semestre precedente i CDS vendutisuperavano quelli comprati per 0,8 miliardi di dollari); tuttii contratti in essere avevano per controparte un'istituzionefinanziaria. Il 33,5 per cento dell'ammontare totale dei CDScomprati era riferito a un singolo debitore (single-name CDS) eper la restante parte a un paniere di debitori o ad indici dimercato (multi-name CDS); nel caso dei CDS venduti, la quota diquelli attribuiti a un singolo debitore corrisponde a circa il34,5 per cento. In termini di scadenza dei contrattisottostanti, circa il 69 per cento dei CDS comprati e vendutiaveva vita residua compresa tra 1 e 5 anni. Anche nel caso deiderivati su crediti, il valore nozionale dei contratti inessere presso le banche italiane rappresenta una minimaproporzione dell'intero campione dei paesi che partecipanoall'indagine (circa il 2,2 per cento). .
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