Aldrovandi: il padre, "sua morte non sia vana; Stato tuteli figli"
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Aldrovandi: il padre, "sua morte non sia vana; Stato tuteli figli"

Aldrovandi: il padre, "sua morte non sia vana; Stato tuteli figli"

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(AGI) - Bologna, 24 set. - "Vorrei che la morte di Federiconon sia stata vana. Lo Stato deve tutelare tutti i nostri figlied il reato di tortura deve essere una cosa chiara, seria,senza paletti e senza filtri": a 10 anni dalla scomparsa delfiglio, Lino Aldrovandi, intervistato dall'AGI, si rivolge alleistituzioni con un appello per colmare quel vuoto legislativocostato anche una condanna all'Italia da parte della Corte diStrasburgo per la mancanza di una legislazione adeguata apunire il reato di tortura (il ddl e' ancora 'arenato' inParlamento). Era il 25 settembre 2005: sono passati dieci annidalla notte in cui Federico Aldrovandi mori' a soli 18 annidopo un controllo di polizia in un parco pubblico a Ferrara. Iquattro agenti intervenuti in via dell'Ippodromo, EnzoPontani, Paolo Forlani, Luca Pollastri e Monica Segatto sonostati condannati in via definitiva per eccesso colposonell'omicidio colposo di Federico. Dieci anni di 'battaglie'combattute senza risparmiarsi dai genitori di 'Aldro' perriuscire a fare emergere la verita'. Ma sono stati anche diecianni di grande solidarieta' arrivata da piu' parti. Ora LinoAldrovandi e Patrizia Moretti (la mamma di Federico) sono tra i'portavoce' di un 'movimento' spontaneo senza colori ne'etichette formato da singoli cittadini (come Ilaria Cucchi),da associazioni, rappresentanti della societa' civile (attori,scrittori) e anche politici. E sono di nuovo in campo (e forsenon ne sono mai usciti) per ottenere norme a difesa dei dirittialla persona . Lo faranno, domani e sabato nell'ambitodell'iniziativa organizzata a Ferrara, in ricordo del figliopartecipando a due incontri pubblici. "Vogliamo ricordareFederico - ha spiegato Lino Aldrovandi - non solo perrestituire dignita' e rispetto alla sua figura ma anche per farriflettere tutte le componenti della societa'". I quattropoliziotti condannati, seppur non in ruoli operativi,continuano a far parte del corpo di polizia. Vani per ora gliappelli dei genitori di Federico per la destituzione dalcorpo. Una richiesta fatta propria anche dal popolo del web conla campagna su Facebook "Via la divisa" che ha fatto il girodel mondo. "Quale datore di lavoro - ha detto il padre diFederico - avrebbe tenuto in polizia delle persone cosi'?C'erano tutti i presupposti per mandarli fuori dal Corpo". LinoAldrovandi e' ispettore nella polizia municipale. Ed ilrispetto per la divisa l'ha ereditato anche dal padrecarabiniere. "Indossare una divisa - ha detto - significa primadi tutto onesta' e lealta' verso se stessi e verso i cittadini.Non capisco perche' alcuni si inorridiscano per la proposta delnumero identificativo per le forze dell'ordine. Io mai mi sonosognato in tanti anni di lavoro di mettere le mani addosso aqualcuno. Mi viene la pelle d'oca quando penso che mio figliosi e' trovato da solo in quella situazione. Nei loro panni -ha continuato riferendosi agli agenti condannati per la mortedel figlio - mi sarei strappato i vestiti, sarei statodisperato. Invece mai una volta sono venuti a parlare con noi".Lino ripercorrendo la vicenda giudiziaria ha ricordato eringraziato Anne Marie Tsagueu, la cittadina camerunense, unicatestimone oculare, che durante l'incidente probatorio (nelgiugno 2006) ebbe il coraggio di raccontare cio' che vide lanotte del 25 settembre 2005 quando Federico mori' in viadell'Ippodromo. Poi ci fu la vicinanza dell'allora sindaco diFerrara, Gaetano Sateriale ("durante la festa della poliziamunicipale si interrogo' su quanto accaduto"). Senzadimenticare, cosi' Lino Aldrovandi ripercorre gli ultimi 10anni, anche la solidarieta' arrivata da ambienti 'inaspettati':come quando a Bologna durante il processo in corte di Appello(giugno 2011) si presentarono per 'Aldro', i tifosi dellaFossa dei Leoni della Fortitudo basket. L'ultimo pensiero di un genitore va sempre al figlioscomparso: "Era un ragazzo semplice e buono - ha concluso LinoAldrovandi - ogni giorno mi dava gioia come mi riempie difelicita' l'altro mio figlio Stefano". (AGI)
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