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#TuNonSaiChiSonoIo: Alibacarr, dalla prigione in Libia al ristorante in Sicilia
#TuNonSaiChiSonoIo: Alibacarr, dalla prigione in Libia al ristorante in Sicilia
29 agosto 2016, 11:59
Nemmeno diciotto anni e già un'odissea alle spalle: dal Gambia all'Italia in fuga da passato di dolore Alibacarr Dibba è poco più di un ragazzino. Ha solo 18 anni, probabilmente quando ha lasciato il suo Paese non era neanche maggiorenne. È scappato dal Gambia, per motivi familiari ma della sua vecchia vita, nonostante il suo sorriso gentile, non ha voluto dire di più. In Libia è stato in carcere per 6 mesi. "Non è umano" ci ha detto ripensando a quei giorni e a quello che ha subito: torture e pestaggi quotidiani. Lo hanno arrestato dopo una giornata di lavoro, senza un motivo. Un giorno un medico che lavorava con i suoi carcerieri lo ha portato dove salpavano i gommoni per l'Italia e gli ha consigliato di andar via. Lui lo ha fatto e ora vive ad Aidone, in Sicilia, dove lo abbiamo incontrato. Ad aiutarlo ci ha pensato il centro di accoglienza diffusa Don Bosco Island voluto dai Salesiani per il Sociale, Vides e VIS (Volontariato internazionale per lo sviluppo). Il progetto del Don Bosco Island ha di fatto ripopolato con 130 ragazzi dell'Africa sub-sahariana il borgo siciliano. Molti di loro hanno trovato lavoro. Alibacarr Dibba, per esempio, lavora in un ristorante come tirocinante.
La sua storia, raccolta grazie al supporto del VIS - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo fa parte del progetto #TuNonSaiChiSonoIo di Agi e Next New Media per raccontare le persone migranti e le loro storie oltre i numeri e la cronaca degli arrivi in Italia.