(AGI) - Bruxelles, 27 ago. - La Corte europea per i dirittiumani di Strasburgo ha stabilito oggi che l'Italia non haviolato la Convenzione europea sui diritti dell'uomo per nonaver permesso la donazione a scopo scientifico di embrioniumani ottenuti attraverso la fecondazione in vitro. Lo si leggein una nota stampa distribuita oggi dalla Corte. Il casoriguarda una cittadina italiana, Adelina Parillo, che nel 2002ricorse alla fecondazione in vitro insieme al suo partner,ottenendo cinque embrioni che non sono stati pero' maiimpiantati a causa della morte del compagno nel novembre 2003.La signora Parillo rinuncio' alla gravidanza, ma decise didonare gli embrioni per la ricerca scientifica, in particolareper la cura di malattie difficili da curare. La legge italianavieta tuttavia esperimenti sugli embrioni umani. La richiestadella signora Parillo e' stata quindi rifiutata, nonostante siagiunta prima che l'attuale legge che vieta l'uso di embrioniumani fosse entrata in vigore nel 2004. La Corte spiega la suadecisione sottolineando che la preparazione della leggeitaliana "ha generato un dibattito significativo" e che leautorita' italiane "hanno preso in considerazione l'interessedello Stato nel proteggere l'embrione e l'interesse degliindividui coinvolti", si legge in una nota della Corte. La Corte ritiene inoltre che in questo caso specifico "ildivieto e' necessario in una societa' democratica" in quantonon ci sono prove che il compagno della signora Parillo fossed'accordo con la donazione degli embrioni. La Corte ha pero'accettato per la prima volta il principio che una decisionesulla sorte di un embrione riguarda la vita privata di unapersona, aprendo quindi nuove possibilita' di ricorsi nelfuturo. La Corte di Strasburgo fa capo al Consiglio d'Europa,un'organizzazione distinta dall'Unione europea, e di cui sonomembri anche paesi come Russia, Turchia e Azerbaigian. (AGI)