Foto satellitare e Dna sbagliato: così Bossetti spera di essere assolto
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Foto satellitare e Dna sbagliato: così Bossetti spera di essere assolto
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Le strategie della difesa e dell'accusa

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  1. ECCO LA FOTO CHE SCAGIONA BOSSETTI
    I difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporino, durante la loro arringa hanno cercato di smontare la "prova regina" a carico dell'operaio di Mapello: il suo dna nucleare trovato sugli slip e i leggins della ragazza. Non solo hanno messo agli atti una foto satellitare che porta la data del 24 gennaio 2011, un mese e due giorni prima del ritrovamento del corpo di Yara nel campo di Chignolo d'Isola. "L'immagine - hanno spiegato - mostra l'esatto punto del ritrovamento del corpo della vittima che, tuttavia, parrebbe non essere identificabile".


  2. IL DNA NON E' QUELLO DI BOSSETTI
    La difesa del carpentiere di Mapello è tornata con forza, durante l'arringa, sulla prova del Dna che, secondo loro, "non è" quello di Bossetti. "Andiamo a fare la perizia sul Dna", ha detto in aula l'avvocato Salvagni. "E' stata detta una cosa sbagliata e fuorviante sull'elemento cardine", cioe sul Dna: "Questo dato così roboante e sensazionale è un dato sbagliato". "Ma si può condannare un uomo - ha chiesto retoricamente - sulla base di queste incertezze? Perchè su 101 'amplificazioni' (prove di Dna, ndr.) 71 sono riconducibili a lui? Cosa che comunque non è vera. Si può condannare un uomo con queste incertezze sul Dna mitocondriale? Ritengo che si possa arrivare a una condanna solo dopo aver tentato in tutto e per tutto di toglierci questi dubbi". "Il punto - ha aggiunto il difensore - è che quel Dna ha talmente tante criticità, che sono più i difetti che i marcatori".
 Massimo Bossetti
 Massimo Bossetti
  1. LA FOTO NON PROVA NULLA
    Le foto satellitari, secondo il Pg, "non provano nulla". Per l'accusa, il cadavere di Yara è stato lì per tre mesi, e il "cadavere è stato lasciato nel luogo stesso dove è stato uccisa, e Yara è stata uccisa la sera stessa". E tutto ciò è dimostrato dall'esame autoptico che ha individuato "una serie di elementi che ci portano al campo. Non ci sono elementi, invece, che dimostrerebbero che Yara è stata uccisa in altro luogo e poi portata in quel campo. Non ci sono segni di lacci ai polsi o alle caviglie, nessuna violenza sessuale e non è mai stato richiesto un riscatto". Inoltre la risoluzione delle immagini "è tale da non permettere di vedere un cadavere. è come trovare un ago nel pagliaio".
  2. LA PROVA DEL DNA DA' L'ASSOLUTA CERTEZZA
    Sulla prova del Dna prodotta durante il processo di primo grado "c'è assoluta certezza", ha ribadito il procuratore generale, Marco Martani, durante la sua requisitoria. "La tipicizzazione del Dna, prima attribuita a Ignoto 1 - ha spiegato il pg - e poi a Bossetti, è stata fatta correttamente e processualmente utilizzabile. La probabilità scientifica che diventa assoluta certezza". Il pg, inoltre, ha spiegato che "raramente nella mia carriera ho visto risultati di ottimizzazione statista così rassicuranti". Infine il pg ha spiegato che il "Dna nucleare identifica in maniera certa un certo individuo e solo quello", e ha aggiunto che è "grottesco pensare, come ha fatto la difesa, che il Dna ritrovato sugli slip di Yara sia stato costruito ad hoc per incastrare qualcuno". Per il pg, insomma, "non è stato tralasciato nulla, altrimenti non si sarebbe mai arrivati a questo processo. E' stato fatto uno sforzo unico e raro nella storia investigativa italiana".

Il procuratore generale chiede conferma dell'ergastolo

La difesa chiede l'assoluzione "se permangono dubbi"

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