Cinque giorni di 'distillato di giornalismo'; decine di incontri nel momento in cui più aspro e difficile è il dibattito su che cosa sia oggi la verità, quale debba essere il ruolo del giornalista e se abbia ancora un senso privilegiare i fatti rispetto alle opinioni. Cinque giorni densi che Perugia dedica a temi che vanno "dalle fake news alla verifica delle notizie e alla alfabetizzazione all'informazione, dal potere delle piattaforme Facebook, Google, Twitter e la loro inevitabile relazione con i media e il giornalismo".
Arianna Ciccone, co-fondatrice e direttrice del Festival internazionale di giornalismo che si apre Perugia il 5 aprile, illustra all'Agi il filo conduttore della rassegna. "Al centro delle nostre discussioni - spiega - ci saranno l'America di Trump, la Turchia di Erdogan, la Siria, lo Yemen, l'Isis e il terrorismo, la crisi del capitalismo e delle democrazie". Tra gli eventi più significativi "i 4 #ijfTALK", brevi interventi con domande e risposte da parte del pubblico in sala o sui social.
Mai come quest'anno - sottolinea Ciccone - personalità molto diverse tra di loro toccheranno temi centrali di questi ultimi mesi.
Gli incontri da non perdere
- Trump e la sfida al giornalismo, con Cameron Barr del Washington Post;
- Facebook e i segreti del News Feed, con Adam Mosseri e Jeff Jarvis;
- Zaina Heraim, che porterà dalla Siria la sua testimonianza di giornalista e attivista;
- La figura del whistleblower con Evan Greer a capo di una imponente campagna e mobilitazione per liberare Chelsea Manning.
- L'incontro con i genitori di Giulio Regeni e l'anteprima del docufilm firmato da Carlo Bonini e Giuliano Foschini: 'Nove giorni al Cairo: tortura e omicidio di Giulio Regeni'.
- L'omaggio ai 20 anni di Report e al giornalismo di inchiesta con Milena Gabanelli e Bernardo Iovene
"Nei cinque giorni del Festival, ci saranno anche i contributi di Marco Pratellesi, condirettore di Agi, che affronterà, sempre relativamente alla vicenda Regeni, il tema della collaborazione tra giornalisti e hacker nel giornalismo d'inchiesta".
"In 11 anni di Festival - aggiunge Ciccone - abbiamo visto il cambiamento radicale dalla 'carta al digitale' inteso come cambiamento e rivoluzione culturale, non (solo) tecnologica sotto i nostri occhi. Cambiava il giornalismo, profondamente in maniera strutturale, sistemica e cambiava ovviamente il festival e i suoi protagonisti. E' stato incredibile, spaventoso ed entusiasmante al tempo stesso. Il giornalismo non era più una lezione calata dall'alto, ma una conversazione che richiedeva sempre più apertura, umiltà da parte dei professionisti e partecipazione e coinvolgimento da parte dei cittadini".
"Di certo quello che non è cambiato per il festival è la sua apertura al mondo, l'accesso libero e gratuito per tutti, la voglia di partecipare e di contribuire da parte di esperti e non solo provenienti da tutto il mondo. Lo spirito del festival è nelle stesse dinamiche virtuose del web: voglia di condividere saperi, conoscenze, la generosità di mettere a disposizione le proprie competenze e confrontarsi senza barriere, senza muri, senza cattedre.
Quanto al dibattito su 'fake news' e post-verità la Ciccone osserva: "Credo che sia un dibattito falsato. Se avesse vinto Clinton non credo che staremmo qui a parlare di 'fake news'. Penso che queste siano la spia di un problema molto più profondo che attiene alla società nella sua complessità e al nostro modo di ricevere, selezionare e assorbire informazione. Questo fa presupporre che veniamo da un'epoca di verità. Faccio fatica a vedere epoche dove la verità regnava sovrana. Ricordo che Nixon fu rieletto in pieno scandalo Watergate e ricordo la guerra in Iraq scatenata sulla base di notizie e dichiarazioni risultate poi false di giornalisti e politici. Le armi di distruzione di massa non sono mai state trovate".
Circa la crisi occupazionale del settore, secondo Ciccone "bisogna fare esperienza all'estero. Leggere, studiare moltissimo. Usare i social per imparare, aprirsi al mondo, migliorare le proprie competenze ed esprimerle con talento e passione. Le scuole sono riservate a chi può permettersele". .