"Sono stati anni terribili, assolutamente i peggiori, come essere in guerra: dal '94, o forse gia' dal '93, una delle cose peggiori è stata l'offensiva contro di noi, esposti, denunce, ispezioni, tentativi di farci finire in galera: tentarono di aprire un conto in Svizzera a nome di Colombo. Ne hanno fatte di tutti i colori". Così Piercamillo Davigo, all'epoca magistrato del pool 'Mani pulite' di Milano, ricorda gli anni di 'Tangentopoli' che videro l'inizio proprio 25 anni fa, con l'arresto di Mario Chiesa.
Quando la politica si scontrò con la magistratura
"Sono stati anni di scontro da parte della politica contro la magistratura - osserva Davigo, intervistato dall'Agi - i magistrati fanno il loro mestiere, la politica ha cercato di impedirglielo. Di questo si tratta". Il magistrato, oggi presidente di sezione in Cassazione (e da quasi un anno presidente dell'Associazione nazionale magistrati), ricorda di aver avuto "38 procedimenti penali in simultanea a mio carico davanti alla Procura di Brescia: neanche Riina ne ha avuti tanti aperti contemporaneamente. Ho ricoperto tutti i ruoli possibili nel processo penale: giudice di primo grado e d'appello, pubblico ministero, testimone, ho deposto 150 volte, persona offesa, indagato, difensore alla disciplinare dove si applica il codice di procedura penale".
Il rapporto tra corruzione e recessione
L'ex magistrato di Mani pulite sottolinea che non c'è stato "per nulla impegno nel contrasto alla corruzione, anzi vi è stato molto impegno per impedire processi e indagini sulla corruzione. L'opinione pubblica comincia ad essere interessata a questo tema perché credo ci sia un collegamento con la recessione. I processi sui grandi scandali sono concomitanti alle cadute del pil, nel '92 c'è stata Mani pulite, negli Anni '80 l'inchiesta sulla P2. L'opinione pubblica diventa particolarmente reattiva quando le cose vanno male. La legislazione che risente delle tensioni dell'opinione pubblica cambia e nei momenti di crisi vengono approvate leggi più severe contro corruzione e crimine organizzato, quando le cose vanno meglio dal punto di vista economico, si ritiene che l'opinione pubblica sia meno reattiva e si smonta ciò che è stato fatto". Davigo, infatti, rileva che "dal '94 fino al 2010 non ci sono state leggi contro la corruzione, se non quelle imposte dalle convenzioni internazionali. Poi si è iniziato con la legge Severino, che non risolve i problemi, ma qualcosa è stato fatto, prima c'erano state leggi volte a impedire addirittura l'utilizzo delle prove".
In Italia ancora poche condanne
"L'Italia ha un numero di condanne riferito al numero di abitanti inferiore alla Finlandia, che è uno dei Paesi in cui c'è meno corruzione al mondo", rileva il magistrato. La legalità, dunque, resta uno dei grandi temi nel nostro Paese: "Viaggio spesso sulla tratta Milano-Roma di Trenitalia - racconta Davigo - subito dopo la partenza del treno un annuncio ricorda che è severamente vietato fumare. Severamente vietato non si dice da nessuna parte: una cosa o è vietata o è permessa, dire che è severamente vietata è dare per scontato che se è solo vietata non importa niente a nessuno".