Roma - E' legittimo il licenziare se serve a fare profitto. Non è una citazione da Gordon Gekko, ma l'essenza di una sentenza della Cassazione che ha dato ragione a un'azienda che aveva messo alla porta un dipendente pur non essendo in crisi.
La storia
E' l'11 giugno del 2013 quando un lavoratore viene licenziato in tronco da un'azienda che ha sede a Roma, L'uomo fa causa e la Corte d'appello di Firenze il 29 maggio del 2015, pur dichiarando risolto il rapporto di lavoro, ordina alla società di corrispondere all'ex dipendente 15 mensilità. Secondo la Corte d'Appelllo non sussisteva "un giustificato motivo oggettivo" per il licenziamento. Poco dopo l'azienda presenta ricorso in Cassazione e il 16 novembre di quest'anno i giudici le danno ragione, annullando la sentenza di secondo grado e lasciando il lavoratore a bocca asciutta.
Perchèl'ex dipendente ha torto e l'azienda ha ragione.
I giudici di Cassazione hanno accolto le tesi dei legali dell'impresa, che hanno richiamato l'articolo 41 della Costituzione per sostenere che "l'imprenditore è libero, pur nel rispetto della legge, di assumere quelle decisioni atte a rendere più funzionale ed efficiente la propria azienda, senza che il giudice possa entrare nel merito della decisione". Un tribunale, insomma, non può intervenire sull'autonomia dell'imprenditore di licenziare anche se non sta affrontando una "crisi economica finanziaria" che lo costringa a ridurre i costi. In sostanza, secondo la Cassazione, un giudice non può "sindacare la scelta dei criteri di gestione dell'impresa" sostituendosi di fatto all'imprenditore, che in questo modo è libero di licenziare "per ragioni inerenti all'attività produttiva".
Cosa rende legittimo un licenziamento secondo la Cassazione:
- Crisi economico-finanziaria
- Ragioni inerenti l'attività produttiva
- L'organizzazione del lavoro
- Il regolare funzionamento dell'azienda
- Una migliore efficienza gestionale o produttiva
- L'aumento della redditività d'impresa
Insomma, per licenziare un dipendente non è necessiario "che si debba fronteggiare un andamento economico negativo o spese straordinarie" e l'imprenditore può "stabilire la dimensione dell'occupazione dell'azienda, evidentemente al fine di perseguire il profitto che è lo scopo lecito per il quale intraprende".
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