"Più visti e più rimpatri", parla il primo clandestino
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"Più visti e più rimpatri", parla il primo clandestino

"Più visti e più rimpatri", parla il primo clandestino

 Intervista Abdoulaye Bah primo clandestino (graziani 25-10-2016)
 Intervista Abdoulaye Bah primo clandestino (graziani 25-10-2016)
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"IN PIEDI SUL WC, INCOLLATO AL MURO". IN TRENO DA PARIGI A ROMA
Arriva così il diploma di laurea per chi in Italia non avrebbe dovuto nemmeno abitarci. Arriva anche il momento di decidere del proprio futuro e lui sceglie di tornare a casa. Ma non può. "Ero a Parigi, mi venne a trovare mio padre. Gli dissi che volevo rientrare per aiutare il processo rivoluzionario in corso nel nostro paese. 'Per la nostra etnia tira una brutta aria', mi disse, 'è meglio se non torni'. 'Come faccio?', dico io, 'non ho uno straccio di documento'. Mi guardò e mi fece: 'Arrangiati'. Io mi arrangiai. Purtroppo aveva ragione: dopo qualche anno morì in un campo di concentramento del regime e tutti i suoi beni vennero sequestrati. Lui, figlio di un oppositore della colonizzazione francese". Sì, ma come rientrare in Italia? Bah cerca di falsificare la data di scadenza del passaporto, bruciando l'ultima cifra. Un disastro. "Decisi allora di cambiare strategia: presi il treno da Parigi per Roma. Arrivati alla frontiera dopo Mentone, prima di Ventimiglia; non appena sentii dire 'Polizia di frontiera, controllo passaporti', entrai in un bagno e mi infilai dietro la porta aperta. In piedi sul wc, incollato al muro. Il poliziotto si affacciò, non mi vide e richiuse. Tutto in ordine, Dopo qualche minuto il treno ripartì". Pensione per studenti squattrinati a via Marsala, pigione non pagata per mesi, grande pazienza della proprietaria. Inizia però una nuova vita, sempre da clandestino ma questa volta da clandestino redattore di un mensile. "Mi occupavo di diritti delle donne, problemi della gioventù, apartheid, lotta contro la segregazione negli Usa, decolonizzazione e attualità internazionale. Mi pagavano 20.000 lire al mese. L'affitto me ne prendeva 15.000, con il resto mi arrangiavo per mangiare; per i vestiti prendevo quelli della Caritas".
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