Lampedusa - Nel giorno della memoria per le stragi di migranti nel Mediterraneo, l'Unhcr fa un bilancio dell'anno più letale e ribadisce che "muri e politiche restrittive continuano a ridurre lo spazio di protezione". Una data simbolica, quella di oggi, che ricorda la strage di migranti mezzo miglio da Lampedusa. Dal 3 ottobre 2013 ad oggi, la tragica conta dei migranti e rifugiati morti e dispersi nel Mediterraneo non si è fermata, anzi. "Siamo ad oltre 11.400 e, solo quest'anno, sono 3.498 le persone che in questo mare hanno perso la vita nel disperato tentativo di trovare salvezza in Europa", dice Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa, oggi a Lampedusa. "Non possiamo considerare queste tragedie con indifferenza e assuefazione. La Giornata della memoria e dell'accoglienza, finalmente ufficializzata, sia, al contrario, stimolo importante di riflessione e impegno," continua. Finora quest'anno hanno attraversato il mar Mediterraneo oltre 300.000 persone, il 28% sono bambini, molti non accompagnati o separati dalle loro famiglie. Alternative legali e sicure esistono, conclude Sami, e vanno sviluppate: ricongiungimento familiare, reinsediamento, corridoi umanitari, visti per motivi di studio o lavoro: "Possibilità concrete affinchè le persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, possano arrivare in un luogo sicuro senza dover intraprendere viaggi pericolosissimi rischiando la vita, ancora una volta".
Nel naufragio di tre anni fa persero la vita 366 migranti. Il barcone era a mezzo miglio dall'isola, a un soffio dalla salvezza, quando un incendio acceso a bordo, lo fece colare a picco. Si disse allora la più grande tragedia del Mediterraneo.
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Di li' a poco, e poi nei mesi e anni successivi, seguirono altri drammi immani. Si fece appello all'Unione europea fin ad allora colpevolmente assente. Con Lampedusa e l'Italia lasciate sole. E nell'estremo lembo del continente l'Europa approdo', almeno nei volti dei suoi più alti rappresentanti. Furono in pochi tre anni fa a salvarsi.
I sopravvissuti oggi sono tornati. Con loro - in mano cartelli che indirizzano ai lampedusani ringraziamenti e tanti cuori rossi e chiedono accoglienza - oggi in marcia numerosi studenti europei, che hanno partecipato a workshop tematici nell'ambito del progetto "L'Europa inizia a Lampedusa", un progetto biennale promosso dal ministero, in collaborazione con il Comitato 3 Ottobre: almeno 200 preziosi testimoni di una sensibilità accresciuta in direzione dell'integrazione, seppure costretta a contendere le sue ragioni con quelle dei muri, ideali e reali. Sono loro i protagonisti, quei giovani e quei sopravvissuti, del lungo corteo fino alla Porta d'Europa, dove una corona lanciata in mare intende dare nuova linfa a una memoria più operosa e condivisa.
Unico il messaggio: "No ai muri. Si' all'Europa di tutti". Oggi la firma di un protocollo per l'istituzione della sezione "giovani" del Museo della Fiducia e del Dialogo,alla presenza del sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone; presente anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Soprattutto ci sono i lampedusani con il loro sindaco-coraggio Giusi Nicolini, raccontati da 'Fuocoammarè, il docu-film che dopo avere conquistato l'Orso d'Oro a Berlino, sogna l'Oscar, ma che ha già avuto il merito, ha detto il medico Pietro Bartolo, che in 25 anni ha salvato migliaia di migranti, di accendere un faro nel mondo. (AGI)