Roma - Sul web non esiste il tasto 'undo'. Quella freccetta che ammicca dal menu di qualunque software e che e' il salvagente per riparare a un danno, non funziona nella vita reale. "Tutto quello che finisce in digitale - che sia un post, una foto o un video - puo' finire in rete e una volta successo, non c'e' nulla di piu' illusorio che credere che si possa tornare indietro". Giovanni Ziccardi, docente di informatica giuridica all'Universita' degli studi di Milano, mette in guardia: i casi simili a quello che ha portato al suicidio Tiziana Cantone sono tantissimi e meno del 20 per cento assurge agli onori della cronaca. Senza che per questo l'impatto sulla vita di chi lo subisce sia meno doloroso. "Sostengo da sempre che, nel digitale, non esiste la possibilita' di correggere un errore" dice Ziccardi all'Agi, "il diritto all'oblio o la cancellazione dei dati sono rimedi illusori. Ci sono casi che risalgono a piu' di dieci anni fa e ancora circolano. Quando qualcosa viene riprodotto n digitale non c'e' piu' possibilita' di tornare indietro: o si fa una analisi del rischio prima, o nel momento in cui una foto, un video o un post entrano in circolazione non solo diventa impossibile fermarlo, ma spesso, come dimostra il caso di Tiziana, non e' piu' possibile nemmeno rifarsi una vita."
"Chi fa un video o scatta una foto in un momento di intimita' deve essere consapevole non della possibilita', ma della quasi certezza che quel contenuto finisca in rete" aggiunge Ziccardi, "La prima grande difesa e' comprendere che non esiste la possibilita' di rimuovere il dato e che una cosa che hai fatto a sedici anni puo' perseguitarti a vita". A quel punto l'unica possibilita' e' cercare di limitare il danno. "La miglior difesa e' preventiva: non farsi riprendere. Il gioco e' tale se rimane nella privacy delle persone, ma nel momento in cui e' esposto non e' piu' un gioco. Solo che oggi, molto spesso, si trae piu' piacere dal condividere un'esperienza sui social che dal viverla e questo ha demolito la barriera del privato".Cosa fare pero' se qualcosa di imbarazzante che ci riguarda finisce sul web? "Ci sono due tutele: quella legale e quella tecnica" spiega Ziccardi, "Quella legale segue i tempi della giustizia italiana che molto spesso e' troppo lenta per dare soddisfazione immediata. La tutela tecnica prevede di rivolgersi ai social per chiedere la rimozione dei contenuti ed e' un po' piu' efficace. Ma colossi come Google, YouTube e Facebook hanno oggi un numero di richieste e reclami spaventoso che non sanno se trattare in modo automatico, affidandosi a un algoritmo, o se farli valutare a persone in carne e ossa. La velocita' di circolazione e diffusione rende difficile il controllo e in molti non denunciano perche' non si fidano dei rimedi legali o perche' hanno paura di essere ulteriormente perseguitati". (AGI)