Roma - "Il Partito democratico non e' nato per riprodurre i vizi del passato, ma per cambiare l'Italia e, convinti che un altro Pd sia possibile, ci dissociamo da uno stile e da un costume politico che non ci appartiene e coerentemente rassegniamo le nostre dimissioni dalla commissione di Vigilanza Rai".
Sale di livello lo scontro aperto nel Pd dalla nuova tornata di nomine Rai e sono i senatori della minoranza Federico Fornaro e Miguel Gotor ad annunciare così il loro strappo. "Le nomine - attaccano - sono state fatte in modo non trasparente, penalizzando competenze e professionalità interne, come ad esempio nel caso di una giornalista autorevole quale Bianca Berlinguer, senza che emergano un profilo e una visione di un moderno servizio pubblico".
"Siamo di fronte - dicono ancora gli esponenti Dem - a pratiche e a logiche di una gravita' tale da evocare il tema della questione morale di Enrico Berlinguer, quando, nel 1981, denunciava l'occupazione da parte dei partiti di governo delle principali istituzioni dello Stato, Rai compresa".
Fornaro e Gotor ricordano nella loro nota che "il consiglio di amministrazione della Rai di oggi, su proposta del direttore generale, come era stato ampiamente anticipato nei giorni scorsi, ha ufficializzato le nuove nomine dei direttori dei telegiornali. Una decisione - aggiungono - assunta in assenza di un nuovo progetto sull'informazione dell'azienda come chiaramente emerso nella riunione della Commissione di Vigilanza Rai di ieri sera e che risponde unicamente a logiche di occupazione governativa del servizio pubblico, in forme per molti versi inedite e in contrasto con il principio costituzionale del pluralismo culturale e politico".
"Si sono purtroppo confermate le nostre preoccupazioni gia' sollevate in occasione della nomina dei vertici Rai dello scorso agosto. La nostra richiesta di ieri di rinviare le nomine dei nuovi direttori dei Tg, fermo restando le prerogative del direttore generale, a dopo la discussione e l' approvazione di un nuovo piano sull'informazione della Rai, non e' stata messa ai voti, in modo pilatesco e burocratico, dal presidente della Commissione, Roberto Fico", dicono ancora. "La nostra richiesta rispondeva all'esigenza di rispettare i ruoli di tutti i soggetti (Consiglio di amministrazione, direttore generale e Commissione di vigilanza), mentre e' del tutto evidente che le nomine dei nuovi direttori rispondono a una logica di normalizzazione dell'informazione pubblica, alla vigilia - sottolineano i parlamentari Dem - di importanti scadenze politiche e istituzionali e nulla hanno a che vedere con il progetto di una 'nuova Rai' promesso dal Pd e dall'attuale governo e oggi platealmente disatteso". (AGI)