Roma - Vincenzo Paduano aveva aggredito la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio sette giorni di ucciderla. E' uno dei dettagli che emergono dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip, Paola della Monica. Una settimana prima di morire, dunque, Sara Di Pietrantonio aveva avuto un acceso diverbio con il giovane vigilante, che l'aveva strattonata e spaventata. A raccontarlo - spiega il Gip nell'ordinanza - è stato lo stesso Paduano che agli inquirenti ha "descritto quanto accaduto la settimana precedente (l'omicidio, ndr), quando egli, non ricevendo risposta da Sara ai suoi messaggi, l'aveva raggiunta trovandola in compagnia di Alessandro Giorgi e, con forza (strattonandola per un braccio) l'aveva costretta a parlare con lui, fatto che, come dichiaratogli dalla stessa Sara, le aveva generato uno stato di agitazione".
Il Gip definisce Paduano una "persona totalmente inaffidabile", che deve restare in carcere perché ha riferito "circostanze false" e "potrebbe darsi alla fuga". Lo stesso vigilante, nei verbali dell'interrogatorio, ammette di aver detto sempre cose diverse: "Non saprei ricostruire perfettamente la scena, ho dato una versione nei giorni scorsi, probabilmente ne darò altre. Mi sono state proposte delle ipotesi su come potrebbe essere andata la vicenda, io ne ho in mente varie, non so quale sia quella vera. Faccio uso di cannabis - si è giustificato - Il quantitativo di stupefacente che mi è stato ritrovato ce l'ho da Natale e solo per mio uso personale. Non mi è chiaro quanto accaduto. Sono certo che non era un gesto premeditato perché mai avrei voluto farle del male".
L'indagato ha aperto il suo interrogatorio negando di aver pianificato il delitto: "Innanzitutto contesto che si sia trattato di un gesto premeditato", ha affermato. Su questo, il Gip gli ha dato ragione: "non ci sono elementi sufficienti per ritenere che si sia trattato di un gesto premeditato", ha scritto il giudice Della Monica, secondo cui "è plausibile che Paduano si fosse dotato della sostanza infiammabile per danneggiare l'autovettura e che l'avesse, a tale scopo, portata con sé quella sera. In altri termini il solo possesso dell'alcool non si ritiene possa dimostrare la sussistenza dell'aggravante".
Se non c'è l'aggravante della premeditazione, per il Gip a carico di Paduano, c'è quella dei motivi abietti e futili, già contestata dalla Procura. "Le modalità del fatto e la sproporzione fra la situazione oggettiva, aver trovato la fidanzata oramai lasciata da oltre un mese in compagnia di un altro ragazzo, e la reazione, resa evidente dalla tragica fine della donna, porta a ritenere - ha scritto il Gip - che la gelosia, certamente causa scatenante, sia stata l'occasione per la manifestazione di una volontà punitiva nei confronti della vittima assolutamente ingiustificabile". Il vigilante ha raccontato: "Io non ho aggredito Sara, lei è scappata dalla macchina perché avevo già aperto la bottiglietta di alcool e l'avevo versata in macchina. Io le sono corso dietro. Non ho usato l'accendino. Non l'ho fatto apposta. Non era mia intenzione. Abbiamo litigato. Non ho capito niente, volevo spaventarla. Sono un mostro. L'ho fermata, abbiamo continuato a discutere... Ho perso la testa e basta. Avrei preferito esserci io al suo posto - ha aggiunto il vigilante quella sera -. La macchina era già accesa, gli davo fuoco io con l'accendino. Avevo versato tutto l'alcool in macchina ma Sara si era sporcata. Non ho colpito Sara. Sono scappato, mi vergognavo. Ho acceso una sigaretta, eravamo vicini, stavamo continuando a discutere, c'è stata una fiammata. Me ne sono andato. Mi vergognavo". (AGI)