Napoli - Due donne erano a capo di due dei tre gruppi in cui si articolava l'organizzazione criminale individuata dai carabinieri della compagnia di Caserta che ha portato a sei misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico e spaccio di droga. Il gruppo che si occupava delle estorsioni capillari a commercianti e imprenditori a Caserta era guidato dalla moglie di Giovanni Capone, arrestato nel 2012. Con lei, in manette, oggi anche il factotum del boss. Capone era per il gli inquirenti il referente nel capoluogo di Terra di lavoro della cosca dei Belforte, gli altri due gruppi si occupavano di traffico e spaccio di droga, 'importando' cocaina dai trafficanti del parco verde a Caivano, e trasformandola in crack, stupefacente di cui rifornivano le piazze di spaccio di due rioni di Caserta. Uno di questi gruppi era gestito da una donna, che ne aveva 'ereditato' il comando dal convivente, anche lui gia' detenuto per reati di droga. Le indagini degli uomini al comando del capitano Silvia Gobbini, abbracciano un arco temporale che va dal 2012 al 2013. Durante le perquisizioni legate all'esecuzione della misura cautelare questa mattina, sequestrato anche un appartamento, denaro contante per 2 mila euro.
Maria Piccirillo, 48enne moglie di Giovanni Capone, 50enne capozona dei Belforte a Caserta, è ora ai domiciliari per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Le indagini, chiuse a luglio 2013, dicono che era lei in prima persona a taglieggiare i commercianti (la richiesta di 'pizzo' andava dai 100 ai 500 euro, per una 'protezione' e 'tranquillita''), dopo l'arresto del marito e di Alberto Spaziante, il factotum di Capone; qualche volta ha coinvolto anche i loro figli, che sono indagati a piede libero. Rosa Zampella, 24 anni, ora in carcere, compagna di Alberto Cecere, 42 anni, anche lui destinatario della misura cautelare odierna ma detenuto come Spaziante, gestiva uno dei due gruppi di spacciatori nel Parco dei Fiori e nel Rione Vanvitelli, due agglomerati di palazzine di edilizia popolare vicini e non molto periferici a Caserta. Gruppi che utilizzavano linguaggi cifrati per discutere al telefono dei rifornimenti al Parco Verde di Caivano e dello spaccio di droga, chiamando lo stupefacente caffe', cioccolata, torta. Uno di questi non solo forniva 'servizi aggiuntivi' come la consegna a domicilio di dosi attraverso pusher (in due casi minorenni nel 2012 e imparentati con componenti dell'organizzazione), ma anche, nei momenti di scarso consumo, capace di sollecitare acquisti ai 'clienti' abituali. Nel corso dell'indagine, arrestate 7 persone e sequestrato quasi un chilo tra coca, hashish e marijuana. (AGI)