Matteo Renzi è ufficialmente l'ex segretario del Pd. La sua proposta di congelare le dimissioni non è stata accolta dall'assemblea del partito che ha invece preso atto delle sue "dimissioni irrevocabili". È stato deciso di rinviare a una nuova Assemblea la decisione se eleggere il nuovo segretario in questa stessa assise o in un congresso. Questo il primo risultato della votazione tra i mille delegati dem. Respinta, dunque, anche l'ultima offerta di mediazione arrivata da Matteo Renzi: 'congelamento' delle dimissioni e avanti con Martina fino a nuova Assemblea.
Alla fine la conta c'è stata, non sul segretario però, come chiedevano i sostenitori di Maurizio Martina, ma sull'opportunità di continuare a discutere del partito piuttosto che di affrontare il tema del governo Lega-M5s. E i numeri sono stati 397 a 221. Che, tradotto, potrebbe suonare maggioranza per Renzi. Ma in realtà il risultato finale certifica che la maggioranza a disposizione dell'ex segretario è scesa da circa il 70 per cento di un anno fa al 57 per cento, come confermano anche fonti dell'area Renzi. "Sono numeri buoni. Avevamo la maggioranza, ma abbiamo scelto di non rompere", spiegano le stesse fonti all'AGI. "È la fine dell'era Renzi nel Pd", si sottolinea dall'altra parte della barricata, fra i sostenitori di Martina, tra le fila dei delegati fedeli a Dario Franceschini e Andrea Orlando.
Con l'ordine del giorno modificato così come è stato letto dal presidente Matteo Martina è caduta anche la possibilità di un intervento in apertura di Matteo Renzi, che avrebbe di fatto avviato il congresso.