"Il futuro del Myanmar deve essere la pace" nel rispetto di "ogni gruppo etnico": è l'auspicio espresso da Papa Francesco al termine del colloquio con Aung San Suu Kyi, la premio Nobel per la Pace che è Consigliere di Stato e ministro degli Esteri dell'ex Birmania. "Una pace", ha aggiunto il Pontefice nel suo primo discorso ufficiale della visita, nella capitale Nay Pyi Taw, "fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e a ogni gruppo, nessuno escluso, di offrire il suo legittimo contributo al bene comune". Il riferimento ai Rohingya è evidente e fa seguito alla richiesta al Papa di non nominare la minoranza etnica di religione musulmana vittima di violenze e persecuzioni nel Paese asiatico.
San Suu Kyi, insignita del premio Nobel per la pace nel 1991, è accusata di aver minimizzato la crisi dei Rohingya che sta lacerando la nazione. Il colloquio con il Papa è durato 45 minuti e fa seguito a quello a Roma della scorsa primavera, quando San Suu Kyi visitò il Vaticano in occasione dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche.