"Il lavoro ci sta mancando, l'azienda deve tornare sui suoi passi. Si sta alzando la tensione". Così Daniele Simoni, 54 anni, da 25 anni al lavoro nello stabilimento Embraco di Riva di Chieri, nel torinese, spiega all'AGI la decisione di incatenarsi questa mattina davanti alla fabbrica. "L'azienda deve tornare sui suoi passi - aggiunge - ci stanno rovinando. Non sappiamo cosa potrà accadere, come potremo continuare a pagare bollette e mutui. Ad una certa età siamo tagliati fuori dal lavoro".
Da Riva di Chieri si guarda ora alle prossime mosse del ministro Calenda: "Vediamo cosa succederà in questi giorni, speriamo ci siano spiragli da quello che sta facendo il ministro Calenda, che si sta impegnando per noi. Noi non molliamo - conclude - ma è difficile stare tranquilli. Quello che vorremmo e' solo questo: poter rientrare a casa tranquilli".
Questa mattina i lavoratori dell'Embraco hanno tenuto una breve assemblea anche per fare il punto sulla giornata di ieri, che ha visto l'azienda dire no al ritiro dei licenziamenti. Anche oggi continuerà il presidio davanti alla fabbrica di Riva di Chieri.