Dal voto in Catalogna arriva un no alla stretta centralista voluta da Madrid dopo il referendum per la secessione di ottobre, ma il fronte indipendentista dovrà superare le divisioni interne per poter governare. Le tre forze favorevoli all'indipendenza che già governavano la regione autonoma, JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup, hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135, ma non dei voti, femandosi al 47,5%. Il primo partito sono i centristi e unionisti di Ciudadanos con 37 seggi. Subito dietro, a 34 seggi, l'indipendentista 'Junts per Catalunya' dell'ex presidente Carles Puigdemont, fuggito in Belgio. "C'è stata "una partecipazione record, storica, con un risultato che nessuno può mettere in discussione", ha esultato Puigdemont in una conferenza stampa in catalano,"la Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull'articolo 155 (quello che ha sospeso l'autonomia, ndr), Rajoy è stato sconfitto". Ora, ha aggiunto, servono una "correzione di rotta" e "il ripristino della democrazia". Un portavoce della Commissione europea ha però avvertito che "la posizione Ue sulla Catalogna", contraria a qualsiasi ipotesi di secessione, "non cambierà". In totale il raggruppamento indipendentista ottiene 70 deputati, inferiore ai 72 del 2015, ma con i numeri sufficienti a governare di nuovo la Generalitat. Nel fronte unionista Ciudadanos cresce da 25 a 36 deputati, i socialisti catalani sono a quota 17 e crollano i popolare del premier Mariano Rajoy, passati da 11 a tre soli deputati regionali.