La quiete che precede la tempesta. Si potrebbero definire così le attuali intenzioni di voto, registrate dalla nostra Supermedia. Da qualche settimana, infatti, i consensi ai partiti sembrano riflettere una sorta di apparente tranquillità: variazioni tutto sommato contenute, trend appena accennati che subito mostrano un’inversione di rotta, rivelandosi delle oscillazioni fisiologiche. Nessuno scossone degno di nota, tantomeno clamorosi ribaltamenti di fronte. Perché allora l’abbiamo definita una quiete in attesa di una tempesta? È presto detto. Ma prima vediamo i dati di questa settimana:
M5s resta primo partito con 3,5% in più del Pd
Il Movimento 5 stelle è ancora il primo partito. Nonostante alcuni istituti lo abbiano stimato addirittura al 32%, nella nostra media ragionata la soglia “magica” del 30% viene solo sfiorata dai pentastellati, che si fermano al 29,9% – un dato comunque in aumento di quasi un punto e mezzo rispetto a un mese fa. Il Partito democratico perde leggermente terreno, ma non molla: con un aumento di quasi mezzo punto in un mese, si colloca al 26,4%, tre punti e mezzo in meno rispetto al M5S.
FI e Lega appaiate sotto il 13%, FdI sotto il 5%
Nel centrodestra, Forza Italia e la Lega Nord rimangono appaiati esattamente dov’erano, facendo registrare scostamenti praticamente nulli: il partito di Silvio Berlusconi guadagna in un mese giusto quello 0,1% che gli consente di stare davanti agli alleati/rivali del Carroccio. Entrambi i partiti restano, anche se di poco, sotto il 13%. Un dato non molto positivo, se si considera che Fratelli d’Italia (la “terza gamba” di un centrodestra che continua ad avere un futuro incerto quanto a strategia e programmi comuni) scende invece sotto il 5%, per l’esattezza al 4,8%. La somma di questi tre partiti rimane quindi sotto il 28%: un’eventuale coalizione sarebbe comunque competitiva nei confronti di Pd e M5s, ma è proprio la coalizione che fatica a prendere forma.
Mdp al 4%, Ap di Alfano al 3% e SI poco sopra 2%
Quanto agli attuali (o potenziali) compagni di strada dei democratici, le cose non vanno decisamente bene. Alternativa Popolare, la nuova creatura politica di Angelino Alfano che doveva rappresentare orgogliosamente i moderati del governo Gentiloni fa registrare un trend in aumento, ma resta comunque al 3%, una cifra ancora troppo bassa per poter avere la certezza di superare la soglia di sbarramento in future elezioni. Sembra proseguire il lento ma costante “sgonfiamento” di Articolo 1 – Mdp, il giovane soggetto di Bersani, Speranza & co: la scomparsa quasi totale dei fuoriusciti Pd dal dibattito pubblico e mediatico si traduce in una perdita di mezzo punto percentuale e la discesa al di sotto del 4%. Né si tratta di una perdita compensata da un aumento dell’altro soggetto a sinistra dei democratici, ossia Sinistra Italiana: anche loro infatti questo mese non possono gioire, poiché rimangono stabili poco sopra il 2%, certamente una cifra al di sotto delle aspettative.
Questa situazione però potrebbe cambiare, e in modo significativo, prima di quanto ci si possa aspettare.
Elezioni presidenziali in Francia
Si comincerà domenica 23 aprile, con il primo turno delle elezioni presidenziali francesi: come abbiamo avuto modo di tratteggiare, ad oggi è impossibile dire con certezza chi andrà al ballottaggio: eppure, questo avrà inevitabilmente delle ricadute in Italia. Se Emmanuel Macron dovesse ottenere un buon risultato sarà certamente una boccata d’ossigeno per gli europeisti del Partito Democratico; se invece al ballottaggio dovesse andare François Fillon, il centrodestra berlusconiano potrebbe ritrovare slancio e coraggio; per contro, un risultato sotto le aspettative di Marine Le Pen sarebbe un brutto colpo per la Lega di Salvini, e spingerebbe (ulteriormente) il M5S verso posizioni meno euro-scettiche; infine, un exploit di Jean-Luc Mélenchon, a scapito magari di Macron, potrebbe galvanizzare tutti quelli che si posizionano a sinistra del PD e fanno il tifo per una definitiva archiviazione del renzismo.
Primarie nazionali del Partito democratico
Solo sette giorni dopo, sarà la volta delle primarie nazionali del Pd: le sorti di Matteo Renzi potrebbero dipendere da come andrà il primo turno in Francia (e forse, sulla decisione di tenere le primarie proprio il 30 aprile ebbero una qualche influenza le buone performance di Macron nei sondaggi). Lo stesso risultato delle primarie avrà a sua volta – come è sempre stato in passato – un qualche effetto sulle intenzioni di voto, al Pd e non solo. Infine, la domenica successiva vi sarà l’elezione, attraverso il ballottaggio, del nuovo presidente della Francia. Anche questo (chiunque risulterà vincitore) avrà, come abbiamo visto, degli effetti considerevoli.
Prepariamoci, dunque. Dalla prossima settimana la nostra Supermedia potrebbe registrare più di una sorpresa.