Nonostante sia ancora in pieno periodo di rodaggio, il governo Conte sta incontrando – com’era fisiologico e ampiamente prevedibile – i primi ostacoli sul suo cammino. Una volta trascorse le prime settimane dopo l’insediamento (e soprattutto, una volta passate le elezioni amministrative) il nuovo esecutivo ha cominciato a cimentarsi con i primi provvedimenti concreti.
Se nei primi tempi l’agenda è stata monopolizzata dalla questione migranti e dalle relative dichiarazioni del ministro Salvini, più di recente il focus si è spostato sui provvedimenti di natura economica all’esame di Governo e Parlamento, a cominciare dal cosiddetto “decreto dignità” promosso dal ministro Di Maio.
Media (ed elettori) stanno quindi cominciando ad osservare le azioni e i provvedimenti del nuovo esecutivo, anche con spirito critico. Probabilmente è anche questo ad aver determinato il “congelamento” nelle intenzioni di voto che registriamo questa settimana. La nostra Supermedia, infatti, mostra oggi ben poche variazioni rispetto alla scorsa settimana o a 15 giorni fa.
Il Movimento 5 Stelle resta in prima posizione, di pochissimo davanti alla Lega, che mostra – come anche il Partito Democratico – una lieve flessione. Vi è una crescita di quasi un punto (0,8% per la precisione) di Forza Italia, in una sorta di “rimbalzo” rispetto a quello che era stato il record negativo per il partito di Silvio Berlusconi. Attenzione però a trarne conclusioni significative: nell’ultimo periodo il numero di sondaggi pubblicati si è ridotto (anche perché molte trasmissioni di approfondimento televisivo hanno chiuso i battenti per la pausa estiva) e le tendenze che rileviamo oggi potrebbero nascondere un’evoluzione che per il momento non vediamo.
Al momento, comunque, i due partiti di governo si confermano su valori molto alti, entrambi poco sotto il 30% dei voti. Messi insieme, Lega e M5S valgono oltre il 57% delle attuali preferenze di voto. Ma il grafico relativo alle aree politiche (che raggruppa i partiti per come si sono presentati alle ultime elezioni politiche) ci dice che, settimana dopo settimana, si amplia il vantaggio di quella che il 4 marzo è stata la coalizione di centrodestra. Oggi varrebbe più del 43%, il dato più alto da molti anni a questa parte. Per fare un paragone, nel 2001 il centrodestra vinse ampiamente le elezioni politiche in un contesto bipolare (e non tripolare, come oggi) raccogliendo come “Casa delle libertà” il 45% dei voti nei collegi della Camera e il 42,5% in quelli del Senato.
Per ora si tratta di un’osservazione puramente “accademica”, senza potenziali ricadute dirette sul piano pratico. È davvero ben poco probabile che Matteo Salvini possa far cadere il governo e di tornare ad elezioni anticipate in tempi brevi. E tuttavia il governo Conte e i partiti della sua maggioranza sembrano aver toccato un picco in termini di popolarità, dopo il quale le cose potrebbero essere meno semplici. Nelle prossime settimane il Parlamento dovrà esaminare e convertire in legge il “decreto dignità”, e potrebbe non essere un passaggio privo di insidie; il Governo è alle prese con nomine delicate (come quella per Cassa Depositi e Prestiti) e non sembra aver trovato una quadra; e dopo l’estate bisognerà affrontare un capitolo scottante come quello della legge di bilancio.
Per il momento, una questione su cui cominciano a palesarsi delle differenze tra M5S e Lega è quella sulla legittima difesa: ieri è iniziato al Senato l’iter di modifica delle norme in materia, e il ministro Bonafede (M5S) si è sentito in dovere di sottolineare come si tratti di un tema di competenza del suo ministero, e non di altri. Il riferimento, chiaramente, è alla Lega, che nel suo programma elettorale prevedeva esplicitamente di cambiare la legge per abbassare le soglie di punibilità di chi si difende all’interno della propria abitazione (o del proprio esercizio commerciale) utilizzando un’arma da fuoco. Un punto, questo, che la base elettorale della Lega condivide in larga misura. Non così, però, quello del Movimento 5 Stelle, almeno stando al sondaggio realizzato da Quorum nei giorni immediatamente precedenti il 4 marzo e i cui risultati sono stati pubblicati nel libro “Una nuova Italia”.
Quella della legittima difesa è una delle tante questioni su cui i due partner di governo dovranno trovare concretamente una sintesi tenendo conto del fatto che i rispettivi elettorati potrebbero pensarla diversamente. In futuro, è probabile che sia sempre più difficile per il governo prendere determinate decisioni sui vari provvedimenti senza scontentare una parte degli elettori che avevano votato per Di Maio o per Salvini: e questo potrà sicuramente avere delle ricadute in termini di intenzioni di voto.